Roma, 1 mar – E’ una fotografia a tinte plumbee quella scattata da Moody’s sulle prospettive dell’economia globale. La brusca frenata della crescita nell’ultimo trimestre dell’anno alle spalle è arrivata inaspettata, almeno nella sua portata. Anche Moody’s rivede al ribasso le prospettive economiche per l’anno in corso e per il 2020. “L’economia globale ha accusato un significativo indebolimento nell’ultima parte del 2018 – scrivono gli analisti dell’agenzia di rating – e la debolezza dell’economia proseguirà anche nell’anno in corso e nel 2020”.
Dopo un tasso di espansione al 3,2% per il Pil dei paesi del gruppo del G-20 nel 2018, Moody’s prevede una crescita in rallentamento al 2,9% per l’anno in corso e al 2,8% per quello successivo. Le economie dei paesi avanzati cresceranno a ritmi prossimi al potenziale mentre la debolezza si manifesterà maggiormente nei paesi emergenti. Più in dettaglio la Cina frenerà ai minimi degli ultimi 20 anni mentre paesi come Argentina e Turchia faranno ancora in conti con una fase di recessione.
A livello globale i rischi sono al ribasso. Le principali fonti di debolezza per il ciclo economico sono rappresentate da un rallentamento più marcato dell’economia cinese che avrebbe immediati ripercussioni sulla crescita globale. Ma Moody’s teme anche una ulteriore escalation nella disputa commerciale tra Washington e Pechino e una nuova stretta delle condizioni finanziarie.
Lo slittamento dell’avvio delle sanzioni contro la Cina deciso da Donald Trump, secondo Moody’s, cela in realtà il persistere di profonde distanze tra i due paesi su alcuni temi chiave, come la proprietà intellettuale, investimenti e tecnologie. Un altro elemento di rischio al ribasso è rappresentato dalla volontà degli Stati Uniti di imporre dazi sulle importazioni di auto e parti di ricambio. Non vanno trascurati anche altri potenziali elementi negativi come la Brexit senza accordo, aumento dei rischi politici nell’area euro, il riemergere di tensioni geopolitiche in Medio Oriente.
In questo contesto, gli analisti di Moody’s ritengono che le banche centrali rallenteranno il ritmo di normalizzazione della politica monetaria. La Fed e la Bce ma anche le autorità monetarie del Giappone e della Gran Bretagna stanno adottando atteggiamenti improntati a maggiore cautela sul percorso di rialzo dei tassi di interesse per bilanciare l’aumento dei rischi al ribasso.
Le nuove previsioni di Moody’s indicano che la Federal Reserve aumenterà i tassi di interesse soltanto una volta, al massimo due, nel corso del 2019 rispetto alla precedente stima di quattro interventi. Prudenza anche all’Eurotower. Secondo Moody’s la Bce per tutto il 2019 non aumenterà i tassi di interesse, rinviando la risalita del costo del denaro al 2020. Anche in Giappone non ci sono spazi per una stretta monetaria a causa dell’inflazione che rimane molto bassa.