Roma, 6 mar – Le principali banche centrali a livello globale hanno interrotto i propri sforzi di quantitative tightening. Dalla Fed alla Bce il comune denominatore è lo stop alla normalizzazione della politica monetaria in chiave retrittiva. Ciò rappresenta una brusca inversione rispetto all’anno scorso, durante il quale le banche centrali hanno fatto significativi passi avanti nel ridurre i propri bilanci e vi sono stati numerosi rialzi dei tassi di interesse. Questo passaggio verso un atteggiamento più cauto potrebbe offrire nuova speranza agli investitori preoccupati per il rallentamento della crescita, specialmente se ciò porterà una nuova ondata di liquidità sui mercati.
In particolare, il cambiamento di tono da parte della Federal Reserve, che ha dichiarato di essere diventata più ‘dipendente dai dati’, è stato uno dei driver principali del rally degli asset rischiosi che si è verificato a partire dall’inizio dell’anno. Inoltre, la Bce ha ventilato l’ipotesi di un nuovo round di finanziamenti per le banche e, più recentemente, la Reserve Bank of Australia ha discusso la possibilità di un taglio dei tassi. La retorica da ‘colomba’ da parte di alcune delle principali banche centrali ha alimentato l’ottimismo degli investitori sulla possibilità di godere di condizioni finanziarie più accomodanti nel 2019.
Per i mercati del credito, questi sviluppi hanno rappresentato una tregua gradita. Infatti, le condizioni ora sono molto più favorevoli all’emissione di bond da parte delle aziende investment grade rispetto alla seconda metà del 2018. In effetti, si potrebbe dire che la Fed abbia supportato l’emissione di obbligazioni corporate.
Se le principali banche centrali dovessero proseguire con il tono da ‘colomba’, e venisse iniettata ulteriore liquidità sul mercato, la parte a breve termine della curva dei rendimenti potrebbe vedere buone performance per la maggioranza dei mercati obbligazionari ‘tradizionali’. I Paesi di qualità elevata, nei quali i rialzi dei tassi sono già stati prezzati, sono particolarmente attraenti, poiché vi è la possibilità che tali rialzi siano rimandati a tempo indefinito. Paesi come Israele, in cui la crescita ha rallentato e l’inflazione si è avvicinata al punto minimo del target range della Banca Centrale, sono i principali candidati in tal senso.
In alcuni mercati con carry più elevato, un atteggiamento più accomodante da parte della Fed potrebbe persino aprire la strada a tagli dei tassi di interesse. L’India ha già approfittato di questa situazione, ma altri, come il Messico, potrebbero seguirla. In particolare, la parte a breve termine del mercato obbligazionario messicano potrebbe beneficiare nell’eventualità di un ulteriore rallentamento della crescita USA. L’asset class dei bond emergenti in valuta locale più in generale sarebbe favorita da condizioni finanziarie più accomodanti. I primi afflussi sono confluiti nell’azionario e nel debito in valuta forte dei Mercati Emergenti, ma l’obbligazionario locale potrebbe essere la prossima area a beneficiare dell’aumento della propensione al rischio da parte degli investitori.
Il debito locale di Paesi come Indonesia e Romania si distingue per valutazioni particolarmente attraenti. Tuttavia, il momentum potrà proseguire solo se la crescita al di fuori degli Stati Uniti, in particolare in Cina e nell’Eurozona, darà segnali chiari di miglioramento nel lungo termine.