Roma, 18 mar – La Commissione europea ha adottato gli atti delegati di revisione di Solvency II, il regime europeo di vigilanza prudenziale per il settore assicurativo entrato in vigore a gennaio del 2016.
Si tratta della cosiddetta “revisione 2018” relativa alla Formula Standard per il calcolo del Solvency Capital Requirement (SCR), mentre una seconda revisione più generale è da attuarsi entro il 2020. Le nuove misure riducono i requisiti di capitale che le imprese di assicurazione devono detenere a fronte di investimenti azionari (è prevista una nuova asset class costituita da investimenti azionari di lungo termine, cui si applicherà uno shock del 22%) e private debt, anche in un’ottica di un maggiore allineamento delle regole del settore assicurativo con quello bancario.
Il vice presidente della Commissione UE Valdis Dombrovskis ha espresso la propria soddisfazione, sottolineando come l’iniziativa, che si inserisce nel contesto della Unione dei Mercati dei Capitali, persegue l’obiettivo di stimolare la crescita rimuovendo le barriere agli investimenti.
Si tratta dunque di una risposta alle preoccupazioni sollevate dagli assicuratori, che avevano rimarcato come le regole di Solvency II frenassero il ruolo delle assicurazioni a sostegno dell’economia reale. L’industria assicurativa europea, tuttavia, ha espresso il proprio disappunto considerando questo appuntamento complessivamente come una opportunità persa.
Secondo Olav Jones, vice direttore generale di Insurance Europe, la federazione europea delle associazioni nazionali assicurative, infatti, “se da un lato alcuni miglioramenti estremamente necessari ed alcune semplificazioni sono stati raggiunti, questi sono stati più che surclassati dalla mancanza di miglioramenti in aree chiave che impattano la capacità dell’industria assicurativa di mantenere e sviluppare i prodotti e gli investimenti di lungo periodo”.
Le principali preoccupazioni del settore assicurativo riguardano due elementi: il volatility adjustment, un tema di grande rilevanza per l’Italia, che, disegnato per ridurre la volatilità artificiale del business assicurativo di lungo-termine, non funziona secondo gli obiettivi originari della misura.
Nonostante si sia discusso di un possibile miglioramento nella metodologia prevista per l’attivazione della “componente nazionale” di tale aggiustamento – in aula a gennaio il presidente della Commissione Affari Economici e Monetari del Parlamento europeo, Roberto Gualtieri, aveva auspicato che la Commissione tenesse in debita considerazione questi aspetti critici – nulla è stato poi inserito nel testo degli atti delegati presentato dalla Commissione.
Un secondo elemento di criticità è il risk margin, componente delle riserve tecniche che secondo il settore assicurativo deve essere ridotta, senza per questo minare la necessaria prudenza (i dati di EIOPA attestano che in aggiunta ai requisiti di capitale, le imprese di assicurazione europee devono detenere ben ulteriori 200 miliardi di euro per soddisfare tale requisito).
I prossimi passi prevedono che gli emendamenti agli atti delegati siano sottoposti allo scrutinio di Parlamento europeo e Consiglio per un periodo di tre mesi. L’appuntamento fondamentale, a questo punto, è la prossima revisione Solvency II del 2020, la quale dovrà essere molto più ambiziosa se si vuole ottenere un impatto positivo sui consumatori, e perché il settore assicurativo sia messo in grado di supportare gli obiettivi di crescita e investimenti per l’Europa.