Strasburgo, 27 mar – Quello del 22 e 23 maggio scorso a Bruxelles “non è stato l’ultimo Consiglio europeo prima delle elezioni europee: è abbastanza probabile (“pretty likely”, ndr) che ci rivediamo in aprile per discutere di Brexit, e sicuramente a Sibiu (in Romania, ndr) al vertice informale per discutere sulla strategia di lungo termine dell’Ue”. Lo ha detto oggi a Strasburgo, parlando alla plenaria dell’Europarlamento, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk.
Secondo Tusk nel Regno Unito c’è una “crescente maggioranza di persone che vogliono rimanere nell’Ue”, e che possono non sentirsi rappresentate dal Parlamento di Westminster. Il Parlamento europeo non deve tradirle, e l’Ue deve concedere una proroga lunga dei negoziati con Londra, se i britannici vogliono rivedere la loro strategia sulla Brexit.
Tusk ha ricordato che i leader dell’Ue hanno stabilito due nouove scadenze per il negoziato sulla Brexit: il 22 maggio, se entro la settimana in corso il Parlamento britannico riesce finalmente ad approvare l’Accordo di ritiro già bocciato due volte. Altrimenti, il 12 aprile è la nuova data decisiva, “la data sull’orlo del precipizio”: fino ad allora, ha sottolineato il presidente del Parlamento europeo, “il Regno Unito ha ancora la scelta fra accordo, non accordo, proroga lunga e revoca dell’Articolo 50”, la disposizione del Trattato Ue invocata per attivare la Brexit.
“E qui – ha detto a questo punto Tusk – lasciatemi fare una considerazione personale davanti a voi membri dell’Europarlamento: prima del Consiglio europeo” del 22 e 23 maggio scorsi “avevo detto che dovremmo essere aperti a una prodoga lunga” del negoziato “se il Regno Unito vuole ripensare la sua strategia sulla Brexit, ciò che implica naturalmente la sua partecipazione alle elezioni europee”. Ma poi, ha continuato Tusk rivolto agli eurodeputati, “ci sono state voci alcuni di voi hanno detto che questo sarebbe dannoso o scomodo per almcuni di voi. Voglio essere chiaro: un simile modo di pensare è inaccettabile. Non potete tradire i 6 milioni di persone che hanno firmato la petizione per revocare l’Articolo 50, né il milione di persone che hanno marciato per un nuovo voto popolare, o la crescente maggioranza di persone che vogliono rimanere nell’Ue”.
Queste persone, ha concluso il presidente del Consiglio europeo, “possono sentire di non essere sufficientemente rappresentati dal Parlamento del Regno Unito, ma devono sentire di essere rappresentati da voi, in quest’Aula, perché sono europei”.