Roma, 3 apr – Duemila imprese industriali, un fatturato di oltre 11 miliardi di euro, di cui 6,2 miliardi generati sui mercati esteri, e una produzione 2018 cresciuta del 10,5% a 50,4 milioni di ettolitri. L’Italia si conferma, per il quarto anno consecutivo, il primo produttore mondiale di vino, con un contributo di circa il 17% dalla produzione mondiale.
E’ la fotografia del mondo del vino italiano resa dall’Industry Book 2019, lo studio che UniCredit conduce annualmente su tendenze, dinamiche competitive e prospettive di sviluppo e crescita del comparto vitivinicolo nazionale.
L’analisi su un campione di 685 imprese produttrici di vino conferma le buone performance del settore nel periodo 2013-2017, con una crescita del fatturato ad un tasso medio annuo del 3,9% e un andamento migliore delle imprese con fatturato superiore a 5 milioni di euro.
Per il prossimo quinquennio lo studio stima un fatturato mondiale del settore in crescita dell’1,5% annuo, fino a superare nel 2023 i 350 miliardi di dollari. Per l’Italia l’outlook “si conferma moderatamente positivo, grazie soprattutto alla domanda estera mentre per i consumi interni le stime rimangono più caute”.
Guardando ai singoli Paesi, secondo un’elaborazione UniCredit su dati NOMISMA WINE MONITOR i mercati più interessanti per l’export di vino italiano nel 2020 saranno: per i vini fermi la Cina, dove sono previste volumi di vendite in aumento dell’11,9%, il Canada (+6,5%) e e il Giappone (+4,2%) mentre per gli spumanti conferme per Canada, USA e Cina, dove si dovrebbe registrare una crescita rispettivamente del 18,4%, del 14,6% e del 12,2%.