Roma, 5 apr – Tra le aziende di ogni settore cresce la preoccupazione per le minacce a cui possono essere esposti i sistemi informatici, sempre più complessi, interconnessi e che gestiscono masse crescenti di dati anche riservati. Già a fine 2016 un’indagine condotta dalla Banca d’Italia rilevava che almeno un terzo delle imprese non finanziarie con almeno 20 addetti segnalavano di aver subito un danno derivante da attacchi informatici.
Secondo l’Ivass, le tecnologie digitali portano nuovi rischi, tra cui quello cyber legato ad azioni (non solo a malfunzionamenti o errori o eccessiva complessità) che sfruttano le vulnerabilità dell’ICT per interromperne l’operatività al fine di ottenere un indebito accesso ai dati e di comprometterne l’integrità o l’utilizzo.
La linea di difesa non richiede solo di valutare e gestire il rischio di una compromissione dei sistemi ICT ma soprattutto di rafforzare la resilienza ad azioni ostili esterne, spesso altamente sofisticate, e limitare il danno che queste possono arrecare, anche attraverso coperture assicurative specifiche.
I costi di attacchi cyber possono essere ingenti. Una spesa immediata è sicuramente quella per il ripristino dei sistemi informatici danneggiati; altri costi possono manifestarsi nel lungo periodo, tra cui il danno reputazionale. Uno studio Usa ha stimato a 58 centesimi di euro il danno medio della perdita per ogni record di informazione.
È quindi prevedibile un forte interesse per coperture cyber, con un mercato globale stimato nel 2018 nell’ordine 4 miliardi di premi annui. Al momento, tali coperture sono allo stato embrionale in Italia e poco diffuse in Europa, per la limitata consapevolezza del rischio da parte delle imprese, specie di piccola e media dimensione, e per le difficoltà di gestione da parte delle compagnie di assicurazione.
Una rilevazione condotta da Ivass sulle maggiori imprese italiane ha individuato tre tipologie di contratti di cyber insurance dedicati a: clientela retail (circa 2 mila contratti con importo assicurato medio pari a 300 euro, con un massimo di 150 mila euro); small business (circa 5 mila contratti con importo assicurato medio pari a 30 mila euro, con un massimo di 250 mila euro); large corporate (meno di 50 contratti con importo assicurato medio tra 3 e 20 milioni di euro, con un massimo di 50 milioni di euro).
Le potenzialità di crescita di questo settore sono evidenti; le imprese in Italia sono in tutto 4,3 milioni, di cui: 3.600 con oltre 250 addetti; 22 mila tra 50-249 addetti; 182 mila tra 10-49 addetti; 4,1 milioni con meno di 10 addetti.