Roma, 11 apr – La bioeconomia (l’insieme dei settori che trattano materie prime rinnovabili di origine biologica) raggiunge in Italia 2 milioni di occupati ed un valore della produzione di 328 miliardi di euro. Il peso sul totale delle attività economiche è in crescita (8,8% della produzione nel 2008 e 10,1% nel 2017). L’Italia è al secondo posto tra i principali paesi europei, dopo la Spagna. Queste le cifre contenute nel quadro tracciato nel quinto rapporto sulla bioeconomia in Europa presentato da Intesa Sanpaolo e Federchimica Assobiotec.

Dal rapporto emerge come cruciali per lo sviluppo della bioeconomia in un’ottica circolare siano le attività di chiusura del ciclo e di recupero dei materiali: l’Italia si posiziona fra i paesi europei con la più alta percentuale di riciclo: per i rifiuti biocompatibili il 91%, rispetto a una media europea del 77%. Nel Mezzogiorno emergono regioni con una elevata specializzazione nei settori della bioeconomia, con ampio potenziale di sviluppo.

“Le stime – commenta Stefania Trenti, responsabile Industry direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo – confermano la rilevanza della bioeconomia nel nostro paese, con un trend di crescita nel lungo periodo. In particolare, nel Rapporto, quest’anno approfondiamo la filiera del legno e della carta, dove l’Italia, pur in assenza di una significativa dotazione di materia prima, è stata in grado di ritagliarsi un ruolo di leader nel contesto europeo, puntando sull’innovazione tecnologica e la sostenibilità ambientale”.

Il confronto europeo evidenzia, in termini assoluti, il ruolo della Germania, con un valore della produzione della bioeconomia stimato pari a 402,8 miliardi di euro, seguita dalla Francia con un valore pari a 357,7 miliardi. L’Italia si posiziona al terzo posto, con un output pari a 328 miliardi di euro, prima di Spagna (220,6 miliardi) e Regno Unito (189,8 miliardi).

In termini occupazionali la bioeconomia registra valori compresi tra gli 1,2 milioni di addetti del Regno Unito e i 2,1 milioni di occupati tedeschi. L’Italia, con poco più di 2 milioni di addetti, si posiziona subito dopo la Germania, prima di Francia (1,7 milioni) e Spagna (1,5 milioni).

In termini relativi, si osserva la maggiore rilevanza della bioeconomia in Spagna e Italia che registrano un peso sul totale delle attività economiche pari rispettivamente a 10,3% e 10,1% in termini di produzione e 7,7% e 8% se consideriamo l’occupazione.

L’analisi di lungo periodo evidenzia un incremento del valore della produzione della bioeconomia negli ultimi 10 anni, sia in termini assoluti che in percentuale rispetto al totale dell’output dell’economia italiana: si passa dall’8,8% del 2008 al 10,1% del 2017. Sono in particolare tre i settori che hanno visto crescere la loro rilevanza sul totale della bioeconomia negli ultimi anni: l’industria alimentare e delle bevande, i servizi legati al ciclo idrico e di gestione dei rifiuti.

In particolare, per quanto riguarda il ciclo dei rifiuti, le nostre stime originali sulla componente biocompatibile dei rifiuti portano ad un valore della produzione pari a 6,8 miliardi di euro nel 2017, in crescita dell’1,6% rispetto al 2016 e del 21,8% rispetto al 2008.