Roma, 29 apr – Le denunce di infortunio sul lavoro
presentate all’Inail tra gennaio e marzo sono state 157.715
(+1,9% rispetto allo stesso periodo del 2018), 212 delle quali
con esito mortale (dato invariato rispetto al primo trimestre
dell’anno scorso). In lieve flessione le patologie di origine
professionale denunciate, che sono state 15.900 (224 casi in
meno). Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail entro marzo sono state 157.715, in aumento di circa 2.900 casi (+1,9%) rispetto alle 154.820 del primo trimestre del 2018.

I dati rilevati al 31 marzo di ciascun anno evidenziano a livello nazionale un incremento sia dei casi avvenuti in occasione di lavoro, passati da 133.594 a 134.927 (+1%), sia di quelli in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro, che hanno fatto registrare un incremento pari al 7,4%, da 21.226 a 22.788. A marzo 2019 il numero degli infortuni sul lavoro denunciati è aumentato dello 0,1% nella gestione Industria e servizi (dai 115.771 casi del 2018 ai 115.870 del 2019), del 9,3% in Agricoltura (da 6.918 a 7.558) e del 6,7% nel Conto Stato (da 32.131 a 34.287).

L’analisi a livello territoriale evidenzia un aumento delle denunce di infortunio in tutte le ripartizioni geografiche: Nord-Ovest (+1,5%), Nord-Est (+2,1%), Centro (+2,8%), Sud (+0,2%) e Isole (+3,1%). Tra le regioni con gli incrementi percentuali maggiori spiccano, in particolare, l’Umbria (+9,8%), la Sardegna e la provincia autonoma di Bolzano (+5,0%) e le Marche (+4,9%), mentre i decrementi sono riferiti alla Valle d’Aosta (-6,6%) e, con cali inferiori, a Molise, Abruzzo, provincia autonoma di Trento, Lazio e Puglia.

L’aumento che emerge dal confronto dei primi trimestri del 2018 e del 2019 è legato sia alla componente maschile, che registra un +1,6% (da 97.395 a 98.997 denunce), sia a quella femminile, con un +2,3% (da 57.425 a 58.718). L’incremento ha interessato i lavoratori extracomunitari (+4,9%, da 17.647 a 18.518 denunce) e quelli italiani (+1,5%, da 131.409 a 133.441), mentre tra i comunitari il calo è stato pari allo 0,2%, da 5.764 a 5.755. Dall’analisi per classi di età emergono aumenti generalizzati in tutte le fasce, con l’unica eccezione di quella centrale, compresa tra i 30 e i 49 anni, che registra una flessione del 2,5%.