Roma, 2 mag – La spesa pubblica in istruzione incide sul Pil per il 3,9% a livello nazionale, valore più basso di quello medio europeo (4,7%). L’incidenza sul Pil della spesa pubblica per consumi finali in istruzione (che rappresenta l’80% della spesa pubblica in istruzione) è più elevata nel Mezzogiorno (5,7% contro 3,4% a livello nazionale) dove è più numerosa la popolazione in età scolare. E’ quanto emerge dal rapporto “Noi Italia” dell’Istat.
Nel 2018 prosegue il miglioramento del livello di istruzione degli adulti (25-64enni), per effetto dell’ingresso di giovani mediamente più istruiti e l’uscita di anziani in genere meno istruiti. La quota di coloro che hanno conseguito al massimo la licenza media è scesa al 38,6%, anche se rimane ancora vicina al 50% nel Mezzogiorno. In ambito europeo l’Italia conferma una incidenza di adulti poco istruiti molto più elevata rispetto alla media dell’Ue (39,1% contro 22,5% nel 2017).
Cresce nel 2016 la quota di giovani 15-24enni impegnati in un percorso di formazione (57,9%), ma è ancora inferiore a quella dei principali Paesi europei. L’aumento riguarda tutte le ripartizioni e il Centro conferma il valore più elevato.
Nel 2018 in Italia per il secondo anno consecutivo risale leggermente la quota di giovani che abbandonano precocemente gli studi (14,5%; 16,5% tra gli uomini e 12,3% tra le donne). Si conferma il superamento del traguardo nazionale, fissato sotto il 16% dalla Strategia Europa 2020, anche se è ancora lontano l’obiettivo europeo del 10% entro il 2020.
Scendono a 2 milioni e 64 mila (il 23,4% della relativa popolazione) i 15-29enni che nel 2018 non sono inseriti in un percorso scolastico e/o formativo e non sono impegnati in un’attività lavorativa. L’incidenza è più elevata tra le donne (25,4%) e nel Mezzogiorno (33,8%). Tra i Paesi europei l’Italia presenta il valore più alto, superiore di oltre 10 punti percentuali rispetto alla media (dati 2017).
Sale al 27,8% la percentuale dei 30-34enni con un titolo di studio universitario, ancora lontana dal 40% fissato per la media europea e già raggiunto da 18 Paesi. L’apprendimento permanente, fattore decisivo per l’integrazione nel mercato del lavoro, interessa l’8,1% dei 25-64enni, in lieve aumento rispetto al 2017 ma inferiore alla media europea (10,9% nei dati 2017)