Roma, 23 mag – Non è il futuro incerto del lavoro o quello del pensionamento a spingere nella scelta di usufruire dell’opzione quota 100. A 62 anni si è ancora giovani e la possibilità di andare in pensione in anticipo, con 38 anni di contributi, significa poter godere al meglio del meritato riposo dal lavoro e del conseguente tempo libero a disposizione.
La voglia di godersi la vita e il tempo libero ritrovato è la motivazione principale per il 23,6% dei lavoratori che si sono rivolti al Patronato 50&PiùEnasco per presentare la domanda di anticipo pensionistico con Quota 100. Il sondaggio, dal titolo “Quota 100: le ragioni della scelta” effettuato attraverso la somministrazione di questionari su un campione casuale di destinatari, ha dato altre risposte inaspettate.
La seconda motivazione che ha spinto verso Quota 100 per il 20,3% degli intervistati è stata il peso di una vita lavorativa faticosa. Sorprendentemente, il 16,1% delle risposte ha fornito come motivazione la convenienza economica. C’è chi ci ha guadagnato: «questo dato, pur parziale, smentirebbe gli allarmi lanciati a più riprese circa la “penalizzazione” di tale forma di pensionamento che hanno accompagnato soprattutto il debutto di Quota 100», commenta Gabriele Sampaolo direttore generale del Patronato 50&PiùEnasco.
Entrando più nel dettaglio delle risposte in base alla suddivisione per categoria lavorativa, emerge come per gli autonomi il peso della vita lavorativa (23%) e la convenienza economica (22%) siano le motivazioni di gran lunga più rilevanti, mentre risultano pochissimi coloro che sono stati indotti al pensionamento dall’incertezza sulle possibilità di pensionamento futuro (3%).
Per i dipendenti del settore privato, le motivazioni più ricorrenti (27%) sono la possibilità di godersi il tempo libero e il peso della vita lavorativa (18%), seguite dalla convenienza economica (17%).
Per i lavoratori pubblici, le motivazioni principali sono la possibilità di disporre del maggior tempo libero (25%) e il peso della vita lavorativa (24%). Per i lavoratori pubblici, tuttavia, incidono in maniera più rilevante anche la situazione familiare (ad esempio la presenza di persone da accudire per il 19%) e l’incertezza sulle possibilità di pensionamento futuro (11%). Entrambe queste voci, invece, fanno registrare incidenze molto più basse per le altre categorie indagate (autonomi e dipendenti privati).
E’ interessante notare come per i lavoratori del settore pubblico, la convenienza economica abbia costituito una leva molto meno efficace (4%) rispetto ai dipendenti privati (17%) e agli autonomi (22%).