Roma, 27 mag. – Impegnarsi per produrre semplicemente più cibo non è sufficiente, è invece fondamentale produrre cibo che sia sano e nutriente e in un modo che preservi l’ambiente. Questo il messaggio del direttore generale della FAO José Graziano da Silva all’Assemblea Generale della Caritas a Roma. “Prendersi cura delle persone deve andare di pari passo col prendersi cura del pianeta”, ha sottolineato.
Nel suo messaggio all’assemblea, Graziano da Silva ha elogiato “il ruolo fondamentale della Santa Sede nel promuovere l’inclusione e lo sviluppo sostenibile”. “Papa Francesco è il punto di riferimento principale per i valori della solidarietà e della giustizia sociale. La sua enciclica Laudato Sí insegna a tutti noi l’importanza di un maggiore equilibrio tra esseri umani e Madre Natura, per assicurare un futuro sostenibile al nostro pianeta”.
Il direttore generale della FAO ha ricordato che dall’adozione dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile nel 2015, la fame a livello globale ha continuato a crescere soprattutto a causa di conflitti e dei cambiamenti climatici. “Se non realizzeremo l’Obiettivo numero 1 (eliminazione della povertà) e il numero 2 (eliminazione della fame), sarà impossibile raggiungere tutti gli altri”.
Per invertire questo trend preoccupante, Graziano da Silva ha ribadito l’importanza di agire su tre fronti: costruire la resilienza delle comunità rurali in aree di conflitto; promuovere la capacità di adattamento degli agricoltori familiari all’impatto dei cambiamenti climatici; mitigare gli effetti delle crisi economiche attraverso reti di sicurezza sociale e politiche pubbliche, come programmi per mense scolastiche, basati su prodotti locali forniti da agricoltori familiari.
Nel suo intervento, Graziano da Silva ha espresso preoccupazione per il crescere dei tassi di obesità e di mancanza di micronutrienti. Oggi incombe sull’umanità un problema complesso legato alla nutrizione: “oltre due miliardi di persone sono in sovrappeso e di questi 670 milioni sono obese” ha affermato.
Il numero delle persone obese rischia seriamente di superare quello delle persone colpite dalla fame, che nel 2017 ha raggiunto 821 milioni di persone – un fenomeno che si è già realizzato in America Latina e nei Caraibi a partire dal 2015.
Il Direttore Generale della FAO ha ricordato che mentre la fame è circoscritta ad aree specifiche, soprattutto colpite da conflitto o dai cambiamenti climatici, l’obesità è invece ovunque. “Stiamo assistendo alla globalizzazione dell’obesità. Otto dei venti paesi con i tassi di crescita maggiori dell’obesità, si trovano in Africa, ad esempio” ha sottolineato.
L’obesità, ha ricordato Graziano da Silva, si ricollega con una serie di malattie croniche non trasmissibili, come il diabete, le malattie cardiovascolari, l’ipertensione e alcune forme di cancro – e costa circa 2000 miliardi di dollari all’anno in cure mediche dirette e perdite in produttività. “Lo stesso impatto del fumo, o dei conflitti armati di oggi” ha ribadito.
Per migliorare l’alimentazione delle persone, gli agricoltori locali devono essere incoraggiati a coltivare alimenti ricchi di nutrienti come frutta e verdura, ha ribadito, e questo può essere fatto adottando, ad esempio, politiche che favoriscano l’approvvigionamento presso agricoltori familiari locali.
Tra altri fattori che favoriscono l’obesità e la mancanza di micronutrienti, Graziano da Silva ha ricordato il consumo di alimenti altamente processati, i quali “non possiedono nessun -o quasi – valore nutritivo, mentre hanno alti contenuti di grassi saturi, zuccheri raffinati, sale e additivi chimici” ha affermato. Questi prodotti sono spesso meno cari e più facili da acquistare per i più poveri- soprattutto delle aree urbane- rispetto al cibo fresco.