Roma, 30 mag – Crescono le compravendite dei negozi (+4,6%) e dei capannoni (+0,6%) mentre sono in flessione quelle degli uffici (-3,7%), per un valore di scambio stimato per i tre settori pari a 15,6 miliardi di euro, in leggero calo rispetto al 2017 (-0,4%).
È quanto emerge dal Rapporto Immobiliare sugli immobili non residenziali realizzato dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate con la collaborazione di Assilea, l’Associazione Italiana Leasing.
La ricerca evidenzia come nel 2018 le compravendite dei negozi confermano il trend espansivo degli ultimi anni, anche se con tassi rallentati. In particolare, l’anno scorso sono state registrate 29.463 transazioni, +4,6% rispetto al 2017 con una quotazione media a livello nazionale è stata di 1.540 euro/m2, in calo dell’1,7%, con valori che oscillano dai quasi mille euro/m2 della Basilicata e della Calabria agli oltre 2mila euro/m2 del Lazio.
Tra le grandi città, quelle con i maggiori incrementi delle compravendite sono Bologna (+31,2%), Catania (+14,0%) e Palermo (+11,0%); segno meno, invece, a Torino (-1,7%), a Roma (-3,6%) e a Genova (-11,9%).
Sostanzialmente stabile nel 2018 il mercato immobiliare produttivo, che segna un leggero incremento degli scambi pari allo 0,6%, raggiungendo quota 12.120 transazioni.
A livello geografico, l’unica area che chiude l’anno col segno meno è quella delle Isole, con un -38%: un dato importante ma limitato per effetto delle ridotte dimensioni del relativo mercato (meno del 4% del totale). La quotazione media dei capannoni industriali si attesta sui 484 euro/m2, in calo dell’1,9%.
Subiscono invece una battuta d’arresto, dopo due anni di espansione, le compravendite degli uffici con 9.988 transazioni (-3,7%). Per acquistare un ufficio si spendono, in media, 1.366 euro/m2, quotazione in calo dell’1,1% rispetto al 2017.
La Liguria è l’unica regione con una quotazione media superiore a 2mila euro/m2 (2.025 euro/m2), seguita dal Lazio (1.963 euro/m2); sono cinque, invece, le regioni che presentano una quotazione media inferiore ai 1.000 euro/m2 (Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Basilicata, Calabria e Sicilia). Tra le grandi città, crescono le compravendite a Venezia (+25,9%), a Verona (20,9%), a Catania (13,2%) e a Milano (12,7%).
Nel 2018 il valore di scambio stimato per i tre settori ammonta complessivamente a 15,6 miliardi di euro, in leggero calo rispetto al 2017 (-0,4%), dopo una fase positiva che durava dal 2014. In particolare, la quota del valore di scambio relativa agli uffici è pari a poco più di 3 miliardi di euro, quella dei negozi a circa 6 miliardi di euro e quella degli immobili produttivi a 6,5 miliardi di euro.
Dopo anni di contrazione, il leasing immobiliare segna un +9% nei contratti e un +10% in valore, il più alto degli ultimi sei anni, con oltre 4,1 miliardi di stipulato. La maggiore concentrazione in Lombardia (27%), Emilia Romagna (16%) e Veneto (14%), ma si registra una progressione a doppia cifra in Friuli Venezia Giulia, Lazio, Marche, Puglia e Sicilia. Il primo quadrimestre 2019 mostra invece un dato lievemente positivo per il solo effetto del buon andamento big ticket “da costruire” e soprattutto di una ripresa nel mese di aprile.
Nel 2018 si registra una ripresa del settore “costruito” (+13% in valore) e una crescita costante nel segmento “da costruire” (+5,6% in valore). La performance migliore nei big ticket (> 2,5 milioni di euro) del segmento “costruito”, che segnano un +20,3% rispetto all’anno precedente, e nella fascia media del segmento “da costruire” (tra 0,5 e 2,5 milioni di euro), +18% sul 2017. Il leasing di immobili a uso ufficio e commerciali cresce rispettivamente del 34% e del 10%. Il valore medio degli immobili industriali, che rappresentano il 53% dello stipulato, è in lieve flessione a fronte di un aumento dell’8% dei contratti.
Sono 5.700 gli immobili rivenienti da NPL in magazzino e 8.800 quelli da recuperare, in diminuzione rispetto ai 10.800 dell’anno precedente. Aumentano le rivendite dei beni e si riduce il delta fra quelli “rientrati” e quelli ricollocati sul mercato. La rivendita diretta a terzi raggiunge il 71%, mentre si riduce dal 14% all’1% il ricorso a fondi immobiliari.