Roma, 31 mag – Il consumo di tabacco ogni anno produce nel mondo almeno 70 milioni di morti.
Le politiche di dissuasione, attuate in Italia dalla legge Sirchia del 2003, hanno comportato una contrazione di consumi la cui parabola, però, negli ultimi anni è andata declinando. Oggi (dati Istituto superiore di sanità 2019) i fumatori nel nostro Paese sono ancora più di 11,6 milioni, una quota pari al 22% della popolazione, mentre fuma l’11,1% dei giovani tra i 14 e i 17 anni. Lo evidenzia una ricerca dell’Eurispes per la giornata mondiale senza tabacco.

Negli ultimi anni è diminuita la quota dei fumatori, ma è cresciuta quella delle fumatrici. Le morti legate al consumo di tabacco sono in Italia più di 70mila ogni anno.

Per ridurre i consumi di tabacco lo Stato è intervenuto principalmente attraverso la leva delle accise, alzando il costo del pacchetto di sigarette, o degli altri prodotti del tabacco, ma una quota assai rilevante e stabile di fumatori non si dimostra aggredibile da questo punto di vista. Su di un altro versante, l’offerta di assistenza a chi vuole smettere di fiumare gestita dai Dipartimenti delle Dipendenze della Asl e dai Centri anti-fumo, riesce a intercettare una media di soli 17mila pazienti l’anno, con un tasso di efficacia, ad un anno dal primo intervento, inferiore al 50%.

In una ricerca del 2018, l’Eurispes ha segnalato che solo il 9% dei fumatori italiani dichiara di voler smettere “entro 6 mesi”, e un 17,6% “non in tempi brevi”. Ma il dato più eclatante è quello relativo ai fumatori che dichiarano di non voler “assolutamente” smettere (18,3%), mentre il 26,6% afferma che “dovrebbe”, ma non “vuole” farlo. Il 28,5% afferma infine che “dovrebbe”, ma che ritiene di “non riuscire a smettere”. La somma di queste percentuali genera una quota del 73,4%; quasi tre quarti dei fumatori è dunque fuori da qualsiasi percorso, anche solo ipotetico, di abbandono del consumo di tabacco.

Da questo punto di vista alcuni paesi sono senz’altro più avanti dell’Italia nella valorizzazione dei nuovi strumenti presenti sul mercato, ovvero i vaporizzatori (sigaretta elettronica) e i device per il tabacco riscaldato.

La ricerca dell’Eurispes ha segnato come ben l’82,2% dei fumatori italiani si è dichiarato desideroso di essere informato sull’esistenza di prodotti alternativi al fumo tradizionale, e meno dannosi per la salute. Il 61,7%, inoltre, si è detto disponibile a passare a questi nuovi prodotti, una volta verificata la loro minore nocività. Lo Stato ha, in qualche misura, riconosciuto questa riduzione del danno, e nella Legge di Stabilità del dicembre scorso ha fortemente abbattuto le accise sui nuovi prodotti. Questa attenzione – che senz’altro va confermata – dovrebbe condurre ad una apertura anche nell’area della comunicazione, rispettando il diritto del consumatore ad essere informato e guidato verso scelte più adeguate a preservare la salute.