Roma, 3 giu – Oro ai massimi da due mesi a questa parte, cartina di tornasole di una tendenza generalizzata che si è andata rafforzando nelle ultime sedute: uscita degli investitori dagli asset più a rischio, come tipicamente sono i titoli azionari, e riposizionamento su asset ritenuti più sicuri, come appunto il metallo prezioso per eccellenza, ma anche valute come yen, franco svizzero e lo stesso dollaro.
Il tutto mentre i mercati risentono del clima di persistente tensione tra Usa e Cina sul nodo del commercio internazionale.
Un quadro che ha spinto al rialzo le quotazioni dell’oro, fino a toccare 1.323 dollari l’oncia nel corso della seduta, sui massimi da fine marzo.
Ieri Pechino ha rilanciato accuse verso Washington, con una conferenza stampa del viceministro del commercio Wang Shouwen, secondo cui gli Usa di Donald Trump sono una controparte inaffidabile nelle trattative. E la seduta dei mercati azionari si è orientata in senso negativo sia in Asia che in Europa, Tokyo ha chiuso in ribasso dello 0,92 per cento, Shanghai al meno 0,30 per cento.
Nel pomeriggio a Milano l’indice Ftse-Mib si attesta al meno 0,25 per cento, mentre i contratti futures sui maggiori indici di Wall Street sono orientati in negativo, con un meno 0,22 per cento sul Dow Jones, a due ore da inizio contrattazioni.
Nel frattempo risultano in risalita lo yen, con il dollaro che cala a 108,39 sulla valuta nipponica, e il franco svizzero, con l’euro in calo a 1,1184 franchi. Secondo la banca d’affari JP Morgan è improbabile che Usa e Cina trovino un accordo in occasione del G20 in Giappone.