Roma, 14 giu – È il periodo più caldo dell’anno per gli italiani alle prese con la compilazione della dichiarazione dei redditi: secondo Bva Doxa, infatti, il 19% del totale dei contribuenti se ne occupa proprio nel mese di giugno. E tempo di dichiarazione dei redditi significa anche tempo di scegliere a chi devolvere il 5×1000, la misura fiscale che consente ai contribuenti italiani di destinare, senza oneri aggiuntivi, una quota delle proprie tasse (pari al 5 per mille dell’Irpef) a un ente del Terzo Settore. Un valore totale che ha raggiunto l’anno scorso il tetto dei 500 milioni di euro previsti dal governo a copertura del 5×1000.
Nel 2018, solo 1 italiano su 2 ha destinato questa somma a un ente non-profit. Eppure non si tratta di un tema di mancata conoscenza. A detta degli italiani intervistati quella non sembra mancare. Ben 8 italiani su 10 dichiarano di conoscere sia il 5×1000 che l’8×1000. Tuttavia, c’è un disallineamento tra notorietà (intesa come consapevolezza di queste misure fiscali e del loro funzionamento) e firma. Infatti, soltanto 4 italiani su 10 dichiarano di aver firmato l’8×1000 nel 2018. Guardando al 5×1000, è interessante analizzare le risposte in base alla tipologia dei contribuenti: i donatori (coloro che hanno fatto almeno una donazione per qualunque causa, negli ultimi 12 mesi) sono più propensi a firmare per il 5×1000 rispetto ai non donatori, anche se c’è ancora una percentuale piuttosto considerevole di donatori (ben il 35%) che, pur essendo già sensibile nei confronti delle cause di solidarietà, decide di non indicare un ente non-profit a cui destinare questa somma.
Riguardo alla modalità di presentazione della dichiarazione dei redditi, sempre stando ai dati Bva Doxa la metà degli italiani preferisce recarsi al Caf, mentre il 22% si affida al commercialista e il 19% lascia questo compito al datore di lavoro. Solamente la metà dei contribuenti che si rivolgono al Caf e al commercialista firmano per il 5×1000; nel caso la presentazione della dichiarazione ricada sul datore di lavoro vi è un ulteriore forte scostamento al ribasso con appena il 4% pronto a sostenere un ente non-profit con il proprio contributo. Ancora marginale il numero degli italiani che si affida ai servizi telematici (soltanto il 2%).