Roma, 17 giu – L’Unione europea ha migliorato per il quarto anno consecutivo la sua capacità di innovazione e nel 2018, per la prima volta in assoluto, ha superato gli Stati Uniti in questa gara, su cui tuttavia la competizione è agguerrita e l’UE non primeggia in assoluto. Questa la fotografia scattata dal quadro europeo di valutazione dell’innovazione e il quadro di valutazione dell’innovazione regionale 2019, pubblicato dalla Commissione europea, che fornisce luci e ombre.
I dati integrano le recenti raccomandazioni specifiche per paese della Commissione nel quadro del semestre europeo, che mettono in evidenza il ruolo della ricerca e dell’innovazione e includono raccomandazioni volte a migliorare la crescita della produttività e la competitività.
In questo contesto l’Italia mostra un piazzamento non esaltante, è 18esima su 28 Paesi e nella categoria degli “innovatori moderati” che segue i “forti innovatori” e gli “innovatori capofila”, quattro Stati: Svezia, Finlandia, Danimarca e Olanda.
Anche in Italia tuttavia ci sono eccellenze, ad esempio il Friuli Venezia Giulia, unica regione nella categoria “forti innovatori” con performance che, secondo il rapporto, sono dell’80% superiori a quelle delle regioni più lente: Sicilia e Sardegna. Mediamente le regioni del Nord hanno performance migliori sull’innovazione, mentre l’UE segnala miglioramenti in Abruzzo e Basilicata.
In media il rendimento innovativo dell’UE è aumentato dell’8,8% dal 2011. Dal 2011 i risultati dell’innovazione sono migliorati in 25 paesi dell’UE, in misura più marcata in Lituania, Grecia, Lettonia, Malta, Regno Unito, Estonia e i Paesi Bassi, mentre sono peggiorati in modo più drastico in Romania e in Slovenia.
A livello mondiale, l’UE ha superato gli Stati Uniti e il vantaggio rispetto a Brasile, India, Russia e Sud Africa rimane considerevole ma ha perso terreno rispetto a Giappone e Corea del Sud. La Cina sta intanto recuperando tre volte più velocemente del tasso di innovazione europeo.