Roma, 18 giu – Dinamica di crescita sostanzialmente stabile del costo del lavoro orario nell’area euro a inizio 2019, con un tasso su base annua pari al 2,4 per cento nel primo trimestre, dopo il più 2,3 per cento dell’ultimo trimestre del 2018. E secondo i dati di Eurostat, l’ente di statistica dell’unione europea, la componente principale di questa voce, le retribuzioni, ha segnato una accelerazione al più 2,5 per cento nei primi tre mesi dell’anno, a fronte del più 2,3 per cento di fine 2018.
Divario in senso opposto in Italia, dove sempre nel primo trimestre il costo del lavoro orario ha segnato un più 2,6 per cento su base annua, mentre i salari hanno limitato la crescita all’1,9 per cento, seppure in accelerazione. Gli altri costi, che includono tasse e contributi, e che in media nell’area euro hanno segnato un più 2,2 per cento, in Italia sono balzati del 4,2 per cento.
Nel quarto trimestre il costo del lavoro nella Penisola aveva segnato un più 2,1 per cento mentre i salari un più 1,6 per ceno, sempre su base annua. Infine, guardando a tutta l’Ue a 28 nei primi tre mesi il costo del lavoro orario ha segnato un più 2,6 per cento e i salari un più 2,7 per cento.
Sempre Eurostat ha pubblicato anche i dati sul tasso di posti di lavoro vacanti, che per l’insieme dell’Unione valutaria è rimasto stabile al 2,3 per cento nei primi tre mesi dell’anno. Il livello più elevato si registra nella Repubblica Ceca (6,4%), seguita da Belgio -(3,6%) e Germania (3,3%). Il più basso è quello della Grecia (0,6%).
L’ente Ue precisa che i dati relativi all’Italia in questo caso non sono paragonabili con quelli di altri Paesi, perché escludono le imprese con meno di 10 dipendenti e quote rilevante della Pa: sanità, scuola e istruzione. Ad ogni modo in Italia il job vacancy rate si è attestato all’1,3 per cento nel primo trimestre, dall’1 per cento di fine 2018.