Roma, 20 giu – Le strategie volte a mitigare efficacemente i rischi derivanti dalla finanza non bancaria e allo stesso tempo per promuovere un ambiente che stimoli una maggiore diversificazione del sistema. Questo il tema centrale su cui si sono confrontati i partecipanti all’edizione 2019 del workshop Euromed, sul tema “Non-Bank Finance and Financial Intermediation” (Finanza e intermediazione finanziaria non bancarie), organizzato a Napoli da Banca d’Italia, la Banque de France e il Gruppo della Banca mondiale.

Un evento a porte chiuse che si è dato l’obiettivo di favorire il dialogo strategico di alto livello fra paesi euro-mediterranei che hanno strutture economiche e sistemi finanziari differenti, focalizzando l’attenzione sulle diverse forme di finanza non bancaria. L’evento si è tenuto il 18 e 19 giugno presso la filiale regionale della Banca d’Italia.

Secondo quanto recita una nota, esponenti di banche centrali e autorità finanziarie dell’area dell’euro, dell’Europa sud-orientale, del Medio Oriente e del Nord Africa, nonché
rappresentanti di organizzazioni economiche internazionali e regionali, hanno discusso le principali opportunità e i principali rischi legati alla finanza non bancaria, in una prospettiva sia nazionale sia sistemica.

Gli intermediari finanziari non bancari (non-bank financial intermediaries, Nbfi) sono intermediari finanziari che non hanno l’autorizzazione a svolgere attività bancaria ma erogano credito e altri servizi finanziari, quali gestione del risparmio e servizi assicurativi e di pagamento. Rientrano in questa categoria anche le imprese che offrono soluzioni innovative basate sulle tecnologie e applicate ai servizi finanziari
(fintech).

La finanza non bancaria può essere un’opportunità per diversificare l’offerta di credito, ampliare l’accesso alle risorse finanziarie e accrescere la concorrenza e l’efficienza
nel settore finanziario. D’altro canto, questo tipo di attività può anche comportare rischi considerevoli per il sistema finanziario. Molti di questi intermediari svolgono attività di
trasformazione della liquidità e delle scadenze tramite prodotti di credito e di investimento.

I rischi possono derivare, inoltre, dalla crescita del credito, dall’eccessiva leva finanziaria e dalle interconnessioni dovute a rapporti di dipendenza di finanziamento e operativa. Tali rischi possono essere accentuati dal fatto che gli intermediari finanziari non bancari possono operare totalmente o in parte al di fuori del solido perimetro della regolamentazione. Questi temi pongono nuove sfide per le autorità di regolamentazione e di vigilanza.

Sono state esaminate importanti questioni strategiche, come il ruolo svolto dagli intermediari finanziari non bancari nel sostenere la crescita economica fornendo maggiore accesso ai finanziamenti per le piccole e medie imprese, e la loro capacità di creare innovazione. Nell’ambito del workshop si è inoltre discusso dell’assetto regolamentare e di vigilanza per il finanziamento non bancario, nonché degli strumenti di vigilanza macroprudenziale rilevanti per questo settore. Si è anche affrontato il tema degli accordi di collaborazione e delle innovazioni tecnologiche come strumenti per ampliare il campo d’azione degli intermediari finanziari non bancari, tenendo sempre presenti le opportunità e i rischi connaturati ai servizi fintech, nonché le risposte che è opportuno dare su questi temi dal punto di vista della supervisione. I partecipanti hanno preso atto del recente annuncio da parte di società che gestiscono mezzi di comunicazione sociali riguardo a nuove piattaforme per l’utilizzo di valute digitali.