Roma, 20 giu – Sono almeno 27 milioni di bambini, sfollati, a causa delle guerre a non avere più accesso all’educazione e fino a quando il fenomeno migratorio continuerà ad essere affrontato come un’emergenza e non come un problema strutturale, rischiamo di continuare a perdere intere generazioni di bambini. Questa la denuncia di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro, alla vigilia della Giornata Mondiale del Rifugiato.
Nel solo 2017 sono stati 35 milioni i bambini costretti a
lasciare le proprie case per fuggire da conflitti violenze e
cambiamenti climatici, un dato che è cresciuto dell’11% dal 2009.
Un trend allarmante, confermato anche dagli ultimi dati rilasciati dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), che sottolinea come il tema della mobilità delle popolazioni in tutto il mondo sia un fenomeno che coinvolge sempre di più i bambini e gli adolescenti. Ad oggi infatti, il 52% dei rifugiati a livello mondiale ha meno di 18 anni e la gran parte sono minori stranieri non accompagnati.
“Ogni giorno quasi 45mila persone sono costrette a muoversi per scappare da vite insostenibili, fatte di guerre e conflitti, povertà, cambiamenti climatici che generano carestie ed emergenze ambientali. La metà è composta da bambini, che spesso partono da soli lasciando la famiglia, la casa e la scuola. Il fenomeno migratorio coinvolge tutti i continenti cui si deve far fronte non soltanto attraverso politiche di controllo dei confini o come un’emergenza. Si tratta di un problema strutturale e deve essere affrontato con politiche di sviluppo: è necessario investire subito per supportare intere generazioni di bambini e ragazzi che rischiano di perdere ogni opportunità di costruirsi un futuro e di contribuire a quello del proprio paese”, ha affermato il direttore generale di Save the Children, Valerio Neri.