Roma, 21 giu – Tensioni geopolitiche, incertezze sulla ripresa, timori di escalation in Medio Oriente e l’oro brilla di nuova luce: il metallo prezioso per eccellenza segna netti rialzi per la seconda seduta consecutiva. Incrementi che cumulati con quelli delle passate settimane e mesi vedono l’oncia superare la soglia psicologica dei 1.400 dollari per la
prima volta dal 2013.
Nel corso degli scambi notturni, i contratti futures sull’oro sono arrivati a toccare quota 1.415 dollari, massimo dal settembre 2013, successivamente l’oncia ritraccia a 1.399 dollari mantenendo comunque una dinamica di rialzo.
Il rally dell’oro in realtà dura da mesi, dopo un periodo di debolezza relativa e minimi al di sotto dei 1.200 dollari tra l’estate e l’autunno del 2018. Successivamente il metallo
prezioso ha ricominciato a correre, in particolare quando si sono create incognite sul contestuale rally (e la sua tenuta) dei mercati azionari.
Ma più di recente il rafforzamento del lingotto è proseguito a dispetto del moderarsi dei timori sui mercati azionari. Di fondo, a contribuire alla crescita dei metalli preziosi, ci sono le sterzate espansive di politica monetaria mostrate da Federal Reserve e Bce, in particolare la prima dato che incidendo sul dollaro, la valuta con cui si commerciano tutte le materie prime, creano speculari aggiustamenti al rialzo delle commodities, oro
incluso.
Inoltre potrebbero pesare anche i forti acquisti che da mesi stanno portando avanti alcune banche centrali, secondo i resoconti del World Gold Council. L’ultima fiammata tuttavia è stata innescata dalle crescenti tensioni Usa-Iran, dopo che ieri Teheran ha abbattuto un drone da ricognizione Usa e, secondo alcune ricostruzioni di stampa, il presidente Usa Donald Trump è stato sul punto di lanciare un attacco di rappresaglia.