Roma, 27 giu – In occasione del 210° anniversario della Pinacoteca di Brera, Poste Italiane ha presentato il francobollo che il Ministero dello Sviluppo Economico ha voluto dedicare a due figure centrali della sua storia: Ettore Modigliani e Fernanda Wittgens.
Alla guida della Pinacoteca dal 1908, Modigliani era un direttore di talento ma quando nel 1928 giunse a Brera, trovò qualcuno al suo stesso livello: una giovane storica dell’arte (di trent’anni più giovane di lui) con un contratto da assistente a tempo determinato. In Fernanda Wittgens riconobbe qualcuno che pensava come lui, condivideva i suoi dubbi, risolveva problemi complessi, lo proteggeva dall’indignazione e dall’irritazione che gli provocavano i limiti degli altri, e lo faceva con le critiche schiette che solo un’amica vera può muovere.
Il loro incontro fu uno dei più importanti nella storia di Brera, l’inizio di un rapporto – pur sempre platonico – che li vide prima collaborare per la leggendaria mostra del 1930 a Londra, poi soffrire per le peripezie di Modigliani, che il 23 aprile 1935 fu trasferito d’autorità (apparentemente per ragioni di servizio) presso la Soprintendenza all’Arte Medioevale e Moderna degli Abruzzi e del Molise a L’Aquila.
Durante gli anni tragici delle leggi razziali e della sua espulsione dal pubblico impiego, una settimana prima della pensione, Modigliani affidò a Fernanda e alla corrispondenza clandestina intrattenuta con lei, le proprie idee e speranze. Fernanda fu ancora al suo fianco durante la ricerca e il successivo acquisto del capolavoro di Caravaggio “La cena in Emmaus” e ancora, al suo ritorno dopo la guerra, in occasione della riapertura della Piccola Brera, le uniche sette sale restaurate prima della morte di Modigliani nel 1947.
In seguito, sarebbe stata ancora la Wittgens a occuparsi della ricostruzione del Museo Teatrale alla Scala creato da Modigliani decenni prima e chiuso durante il conflitto. Infine, il 9 giugno 1950, fu lei a inaugurare in nome di Modigliani la Grande Brera, con tutte le trentotto sale completamente riallestite da Piero Portaluppi.
Per comprendere fino in fondo la loro vicenda umana e professionale, il capitolo più significativo è probabilmente rappresentato dal classico di storia dell’arte Il Mentore, scritto da Modigliani in esilio e pubblicato sotto il nome della Wittgens. Un escamotage che riassume perfettamente un rapporto di sincero affetto e incondizionata stima, cementato dall’amore per la cultura, per Milano e per Brera. Un legame profondo, cresciuto ben oltre quello fra maestro e allievo. Non a caso, in una lettera indirizzata a Cesare Brandi il 18 giugno 1947, quattro giorni prima della morte di Modigliani, così scriveva Fernanda: “Non è ambizione quella di Modigliani, ma passione. Pura. Sorriderebbe di questa mia lettera. Ma io ho sentito il dovere di compiere quest’ultimo gesto di lealtà verso chi è stato per anni maestro. E sempre ci rimarrà esempio”.