Roma, 1 lug – E’ proseguita e accentuandosi leggermente, a giugno, la contrazione del settore manifatturiero dell’area euro. E secondo le indagini condotte presso i responsabili degli approvvigionamenti delle aziende, anche in Italia il quadro ha mostrato un lieve peggioramento. A giugno il Purchasing managers index relativo alle imprese del manifatturiero della zona euro è calato a 47,6 punti, dai 47,7 punti di maggio.
In questa indagine i 50 punti sono il livello di demarcazione tra crescita a calo dell’attività. L’indice Pmi relativo al manifatturiero dell’Italia è sceso a 48,4 punti, dai 49,7 di maggio. Da rilevare il basso livello dell’indicatore in Germania, 45 punti che pure è meno grave dei mesi precedenti.
Sull’Italia “gli ultimi dati sono stati in linea la leggera contrazione su base annuale della produzione manifatturiera.
A giugno la produzione, i livelli occupazionali e l’attività di acquisto sono diminuiti, descrivendo quindi un quadro piuttosto cupo delle condizioni del settore manifatturiero”, ha commentato l’economista di Markit Amritpal Virdee. “Con il declino dei nuovi ordini, sia nazionali che esteri, pare improbabile che la ripresa della domanda aiuti l’attuale situazione”.
Ma è tutta l’eurozona che sigla un secondo trimestre deludente, sottolinea il capo economista di Markit Chris Williamson. Una “forza negativa per il Pil” mentre “il peggioramento del flusso di nuovi ordini fa si che le aziende manifatturiere si sono concentrate sul tenere i costi bassi, in particolare riducendo il livello del personale e quello di magazzino”.
“La crisi del settore non mostra segnali di una fine imminente. Gli indicatori anticipatori di tendenze sono rimasti a giugno pericolosamente deboli, aggiungendo ulteriori paure circa lo stato di salute dell’economia durante la seconda parte dell’anno”, ha concluso.