Roma, 8 lug – I segnali di ripresa dell’economia internazionale appaiono episodici e nel complesso i dati hanno segnalato tendenze meno positive rispetto alle attese, sia nei paesi emergenti sia in quelli avanzati. A causa principalmente degli shock negativi dovuti alle perduranti politiche protezionistiche degli Stati Uniti, il commercio mondiale non ha ripreso slancio. E’ la fotografia scattata dall’Istat.
Ad aprile, gli scambi mondiali di merci in volume sono diminuiti dello 0,7% su base congiunturale dopo lo 0,8% di marzo e le indicazioni fornite dagli indicatori anticipatori globali continuano a essere negative. Per bilanciare gli effetti negativi del rallentamento del commercio mondiale, l’orientamento delle politiche fiscali e delle politiche monetarie nei principali paesi avanzati è rimasto espansivo.
Alla riunione di giugno, il board della Banca centrale europea ha deciso di rinviare di un anno eventuali ipotesi di restrizione monetaria. Anche la Federal Reserve, ha lasciato fermi i tassi di interesse, segnalando inoltre la disponibilità a un taglio per limitare i rischi economici dovuti alle tensioni commerciali e alla debolezza dell’inflazione. A maggio, l’indice dei prezzi al consumo Usa è cresciuto dell’1,8% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente (+2,0% ad aprile), a sintesi di un contributo negativo della componente dei beni energetici e di un rialzo di quella degli alimentari.
In questo quadro di incertezza, a giugno, la fiducia dei consumatori americani rilevata dal Conference Board è scesa toccando il minimo dal 2017. I livelli dell’indice composito e delle sue componenti sono comunque rimasti elevati e ancora consistenti con una crescita dei consumi nel secondo trimestre. Nella zona euro, le prospettive per i prossimi mesi rimangono modeste. Il calo della produzione industriale ad aprile (- 0,5% m/m) e le indicazioni derivanti dai dati qualitativi hanno confermato nel secondo trimestre la debolezza del settore industriale.
Secondo le previsioni elaborate da IFO, KOF e Istat nello Eurozone Economic Outlook (EZEO), il Pil dell’area dell’euro è atteso rallentare nel secondo trimestre, condizionato dalla prevista flessione della produzione industriale, mentre nei trimestri successivi si registrerebbe un lieve recupero (+0,4% nel terzo e nel quarto).