Roma, 11 lug – In Italia solo il 14% delle aziende mostra il raggiungimento di uno stato più avanzato di sviluppo digitale caratterizzato da progettualità 4.0 evolute e con sistemi informativi in grado di scambiare informazioni verticalmente dalle macchine all’Erp (o cloud) e con un buon livello di integrazione delle informazioni lungo tutto il processo produttivo, comprese le altre funzioni aziendali. Lo rileva l’indagine “EY Digital Manufacturing Maturity Index 2019”.
Il 49% delle aziende, invece, sta mettendo le basi per una gestione digitale dei processi, mentre circa un terzo (37%) si trova in una fase iniziale e sperimentale di trasformazione digitale e ha implementato soltanto dei progetti pilota di integrazione verticale all’interno dell’azienda. All’interno del campione, solo una minima parte delle aziende (5%) possiede un sistema strutturato e automatizzato di integrazione dei dati con fornitori e/o clienti.
Risulta marcato il divario tra piccole e grandi aziende, in particolare su alcuni temi specifici come l’utilizzo di tecnologie innovative. Infatti, la maggior parte delle grandi aziende (il 70%) ha un piano di sviluppo definito e ha introdotto all’interno dell’azienda tecnologie innovative e di industria 4.0, sfruttando anche i benefici fiscali previsti in tema di innovazione e rispetto dell’ecosistema. Le piccole e medie realtà, invece, hanno incontrato ostacoli lungo il percorso di adozione di tecnologie digitali e di accesso agli incentivi e si mostrano deboli in tema di cultura aziendale, governance del cambiamento e strategia dello sviluppo.
Ancora un numero ristretto di realtà manifatturiere ha realizzato operazioni societarie afferenti al mondo dell’industria 4.0. Ed è su questa partita, giocata nel confronto con le grandi industrie nazionali e internazionali, che entrano in campo i dati emersi dallo studio, che mostra chiaramente come invece la digital transformation stia coinvolgendo, al livello globale, un numero sempre maggiore di player industriali, concentrandosi in particolare su due settori: l’industrial automation e il computer software.
Sei i settori digital oggetto di transazione messi sotto la lente d’ingrandimento dell’analisi a livello globale che copre gli ultimi quattro anni, dal 2014 al 2018, tra bidder industriali e target dal mondo digital. I settori che, a livello mondiale, hanno intrapreso in maniera attiva un percorso di digital transformation sono principalmente riconducibili alle industry dell’automotive, all’industrial automation e al settore industriale in senso stretto (prodotti e servizi industriali). Mentre, le aziende target di queste operazioni societarie sono attive nell’industrial automation, computer software/hardware/services, e-commerce e telecomunicazioni.
Dallo studio, condotto sui deal a livello globale, che ha coinvolto imprese industriali e target digitali, emerge un mondo digital in rapida ascesa, che rapisce l’attenzione soprattutto del Nord America e dell’Europa, che hanno visto aver luogo sul proprio territorio il 75% delle transazioni analizzate dallo studio per il 2018. In particolare, nel 2018 i cosiddetti bidder industriali puri hanno investito per il 49% dei casi nell’industrial automation e nel computer software per il 38%.
Nello stesso anno, il Nord America e l’Europa risultano essere le aree geografiche che hanno registrato una maggiore digitalizzazione, con il 37% del deal nel computer software ed il 40% nell’industrial automation. Più in generale, in questo periodo, le acquisizioni sono più che raddoppiate, passando da 50 transazioni nel 2014 a 108 nel 2018, con i settori dei servizi industriali e dell’automotive tra quelli che più di tutti hanno investito nella digitalizzazione dei propri processi produttivi.