Roma, 9 lug – Preoccupazioni sulla raccolta di dati; resistenza all’uso di App che tracciano le abitudini personali fino al drastico rifiuto di lasciar svolgere funzioni all’Intelligenza artificiale, in particolare in campo medico. Sono alcuni degli aspetti del “lato oscuro” dell’intelligenza artificiale messi in rilievo da un sondaggio condotto su scala mondiale da Bva Doxa, in collaborazione con Win, network internazionale di società di ricerca di mercato e di opinione pubblica di cui è socio fondatore.
L’indagine, secondo quanto riporta un comunicato, ha coinvolto 30.890 persone in 40 Paesi. Il 42% degli intervistati è preoccupato dal fatto che l’uso di alcune App implichi la raccolta e la tracciabilità di dati personali. La quota di coloro che sono contrari all’uso di App che raccolgono e tracciano dati personali varia moltissimo: si va dall’80% in Indonesia al 9% in India e Brasile (l’Italia è al 5° posto con il 60% di contrari).
L’impiego dell’Intelligenza artificiale in medicina per sostituire completamente le attività svolte dai medici è rifiutato da 3 intervistati su 10, si legge, con un picco di contrari in Germania (43%) e solo il 6% in Cina (l’Italia è al 3° posto con il 41% di contrari).
La preoccupazione di perdere il lavoro nei prossimi 10 anni a causa dell’automazione e dell’uso dell’Intelligenza artificiale è più elevata nei Paesi come le Filippine, Messico, Cina e Malesia (circa 40%). Gli intervistati con un livello d’istruzione più elevato si sentono invece più sicuri (67%) del fatto che il proprio lavoro non sarà sostituito dall’automazione e dall’Intelligenza artificiale nei prossimi 10 anni.
Il 39% degli intervistati non fa uso di App che raccolgono e tracciano dati personali e questo rifiuto sale al 50% fra gli over 55 e al 62% fra i meno istruiti. Solo il 19% dichiara di non avere alcun problema a usare questo tipo di App, con valori più alti fra i giovani (25% fra i 18-24 anni) e i più istruiti (23% tra i laureati).
Il grado di accettazione e rifiuto di App che fanno uso di dati personali varia enormemente fra i vari Paesi: si va dall’oltre 70% di contrari in Indonesia (80%), Perù (72%) e Vietnam (70%) a meno del 10% in India e Brasile (9%).
In Italia i rejectors sono 6 su 10, al quinto posto nel ranking generale, prosegue il sondaggio.
Alla domanda: “Quanto sarebbe favorevole al fatto che in futuro l’Intelligenza artificiale sostituisca le attività svolte dal personale medico?” solo il 7% si dichiara favorevole a una totale sostituzione, con valori più alti in India (24%), Libano (22%) e Cina (17%). Ciò potrebbe denotare una minore fiducia nel sistema sanitario di quei Paesi e rappresentare un appello a un maggiore uso delle tecnologie per la cura dei pazienti.
La maggior parte degli intervistati (53%) a livello mondiale auspica che l’Intelligenza artificiale sia di supporto ai medici ma non li sostituisca completamente.
Il rifiuto dell’Intelligenza artificiale in sostituzione dei medici è più alto in tutti i Paesi del G7 (Germania ed Italia in particolare) con l’unica eccezione del Giappone (12%): Germania 43%, Italia 41%, Canada 36%, Francia 35%, Inghilterra 34%, Usa 31% e Giappone 12%.