Roma, 16 lug – “Investire nella trasformazione digitale del Paese, raddoppiando le risorse finanziarie e umane per accelerare l’attuazione del piano triennale per la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, rendendo strutturali gli incentivi per l’innovazione delle imprese, varando un programma nazionale ad ampio raggio per la formazione delle nuove competenze per il lavoro che cambia, assicurando sostenibilità allo sviluppo delle infrastrutture 5G e banda ultra fissa con un quadro regolatorio favorevole. Accelerare con una governance del digitale chiara e autorevole, incardinando la regia in un dipartimento permanente della Presidenza del Consiglio in grado di favorire il dialogo e la collaborazione dei vari soggetti interessati, dai ministeri agli enti locali. Crescere utilizzando la trasformazione digitale per migliorare il rapporto debito/Pil, quale strumento strategico capace di agire tanto sul numeratore, razionalizzando e rendendo più efficiente la spesa pubblica, che sul denominatore, utilizzando il digitale come fattore moltiplicatore della crescita economica”. E’ quanto ha affermato Cesare Avenia, presidente di Confindustria Digitale, nell’illustrare la proposta di piano straordinario per il digitale in occasione del convegno “Investire, Accelerare, Crescere”, iniziativa realizzata in collaborazione con Luiss Business School.
Il piano straordinario per il digitale è “una misura strutturale da inserire dalla prossima manovra finanziaria, necessaria per colmare il ritardo d’innovazione italiano e ridare nuovo slancio all’economia – ha detto – perché accelerare la trasformazione digitale del Paese è la via maestra per dare sostenibilità al processo di riduzione del debito pubblico e liberare risorse per lo sviluppo”.
Paolo Boccardelli, direttore della Luiss Business School, ha sottolineato che “sviluppare infrastrutture e puntare sul digitale è cruciale per un Paese che ambisca a essere competitivo a livello locale e globale: incentivarli è la più importante manovra economica che potrebbe fare il nostro Paese. E’ fondamentale diffondere la cultura del digitale, fare formazione a tutti i livelli, creare figure con nuove competenze e cittadini digitali del futuro. L’Italia – ha aggiunto – oggi non ha una strategia complessiva per le competenze digitali che invece sarebbe fondamentale per ridurre il divario digitale e ampliare l’inclusione sociale”.
Secondo l’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (Desi) della commissione europea per il 2019, l’Italia si colloca al 26esimo tra i 28 Stati membri nella categoria “Capitale umano” con oltre metà della popolazione che non possiede competenze digitali di base. Questa carenza si riflette anche in un minore utilizzo dei servizi online, dove si registrano ben pochi progressi, sia da parte dei cittadini che delle Pmi che rappresentano l’ossatura del capitalismo italiano.