Palermo, 17 lug – Scrittore, regista, autore teatrale e televisivo, sceneggiatore e saggista. Tante definizioni per quello che, in una sola semplice parola, è stato un vero “intellettuale” a tutto campo. Con Andrea Camilleri – morto oggi a 93 anni all’ospedale Santo Spirito di Roma, dopo un mese di ricovero – se ne va uno dei più importanti esponenti della cultura siciliana, e non solo, del ‘900. Una vita lunga e ricca di successi, iniziata il 6 settembre 1925 a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento, respirando gli stessi ambienti e le stesse atmosfere vissute e narrate da un altro suo illustre conterraneo, Luigi Pirandello.
Formatosi al liceo classico “Empedocle” di Agrigento, dopo essere stato espulso dal collegio vescovile, Camilleri si diploma, senza affrontare l’esame di maturità a causa della guerra, nel 1943. E’ l’anno in cui Camilleri, spinto da un profondo istinto di curiosità e da quella voglia di scoperta che lo accompagnerà per tutta la vita, inizia a viaggiare attraverso la sua Sicilia. Tra il 1946 e il 1947 vive ad Enna dove comincia a frequentare con assiduità la Biblioteca Comunale. Qui entra in contatto con gli scritti originali di alcune celebrità letterarie locali da cui rimane folgorato. E’ questo il periodo in cui lo scrittore ebbe le prime esperienze in ambito letterario vincendo, nel 1947, il Premio Firenze con alcune poesie. Due anni più tardi, nel 1949, il passaggio all’Accademia d’Arte drammatica Silvio d’Amico dove viene ammesso come unico allievo regista e dal quale uscirà nel 1952.
L’esperienza in Accademia gli consente di maturare conoscenze profonde, oltre che delle tecniche di regia, di alcuni importanti interpreti del teatro del dopoguerra con cui stringerà una profonda amicizia. Le prime esperienze di regia teatrale sono incentrate soprattutto sulla messa in scena di drammi di Pirandello, in un periodo in cui scrive i suoi primi racconti per riviste e quotidiani come L’Italia socialista e lo storico quotidiano L’Ora di Palermo. Al 1954 risale la vittoria del concorso per funzionario Rai. Un ingresso travagliato che si concretizza soltanto tre anni dopo, nell’anno in cui sposa la moglie Rosetta Dello Siesto dalla quale avrà tre figlie. Dal 1958 al 1965 e poi dal 1968 al 1970 insegna al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, assumendo la cattedra di regia all’Accademia nazionale d’Arte Drammatica in cui si era formato. Questa esperienza dura 20 anni, dal 1977 al 1997 parallelamente all’avvio della sua fortunata carriera di autore narrativo. Il suo esordio in questo ambito avviene nel 1978 con “Il corso delle cose”.
I primi anni ’80 sono gli anni che precedono il boom di popolarità che lo accompagnerà per sempre. I racconti di questo periodo sono quelli in cui fa la sua comparsa “Vigata”, trasposizione letteraria del suo paese natale e che diverrà poco dopo l’ambientazione delle avventure del suo più importante personaggio: il commissario Montalbano. Il poliziotto letterario più amato di sempre nasce nel 1994, e la sua prima avventura s’intitola “La forma dell’acqua”. La fortunata serie di libri gialli viene amplificata, nel 1998, da una riuscitissima fiction televisiva che consacra Luca Zingaretti nei panni del commissario Montalbano. Camilleri diviene così vero e proprio campione di vendite e traduzioni in giro per il mondo. I suoi romanzi ad oggi hanno venduto oltre 10 milioni di copie venendo tradotti in almeno 120 lingue.
Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da una progressiva cecità che però non ha impedito al maestro di continuare la sua prolifica carriera letteraria. Nella nota finale del suo centesimo libro, L’altro capo del filo, uscito nel 2016, Camilleri dichiara che questo è “un Montalbano scritto nella sopravvenuta cecità”. Oltre alle ambientazioni espressione del più autentico barocco siciliano, a rendere ancora più particolare la produzione di Camilleri è senza dubbio l’uso di un particolare linguaggio frutto di una ironica commistione tra italiano e siciliano. “… Non si tratta di incastonare parole in dialetto all’interno di frasi strutturalmente italiane – dichiarerà a tal proposito Camilleri -, quanto piuttosto di seguire il flusso di un suono, componendo una sorta di partitura che invece delle note adopera il suono delle parole. Per arrivare ad un impasto unico, dove non si riconosce più il lavoro strutturale che c’è dietro. Il risultato deve avere la consistenza della farina lievitata e pronta a diventare pane”.
Protagonista, nel 2008, a piazza Navona del “No Cav Day”, Camilleri scende in piazza, con altri intellettuali, contro i provvedimenti del Governo Berlusconi in materia di giustizia. Pochi mesi dopo, il 29 gennaio 2009, propone il “Partito dei Senza Partito” insieme ad Antonio Di Pietro e Paolo Flores d’Arcais. L’obiettivo sono le elezioni europee del 2009, ma il progetto non vedrà mai la luce per il mancato accordo fra i tre. Critico nei confronti del governo Letta e della rielezione di Giorgio Napolitano alla presidenza della Repubblica, l’ultima feroce polemica di Andrea Camilleri con il mondo politico, risale a poche settimane fa quando l’intellettuale siciliano ha attaccato duramente il ministro dell’Interno Matteo Salvini per l’uso strumentale del rosario durante i comizi politici, scagliandosi duramente contro il dilagante spirito populista.
Camilleri è morto all’Ospedale Santo Spirito di Roma, dove era ricoverato da un mese: le sue condizioni, sempre critiche, si sono aggravate nelle ultime ore, compromettendo le funzioni vitali. Per volontà del Maestro e della famiglia i funerali saranno riservati.