Roma, 22 lug – Cambio di rotta del petrolio in avvio di settimana, dopo che diversi fattori geopolitici hanno innescato spinte rialziste. A cominciare dalle crescenti tensioni con l’Iran nel Golfo Persico, crocevia dei traffici marittimi di oro nero dove i reparti militari di Teheran hanno effettuato un intervento su una petroliera britannica, le cui ricadute diplomatiche e militari sono ancora poco chiare.

A tarda mattina le quotazioni accelerano il passo e il barile di Brent, il greggio di riferimento del mare del Nord guadagna 1,27 dollari rispetto alla chiusura di venerdì, a 63,74 dollari. Nel frattempo i futures in prima consegna sul West Texas Intermediate risultano in rialzo di 1,05 dollari a 56,58 dollari.

L’oro nero aveva siglato la scorsa settimana con un bilancio dei prezzi in ribasso di diversi punti percentuali, a riflesso di aspettative di dinamica moderata della domanda globale e dell’aumento delle scorte Usa.

A controbilanciare al rialzo le quotazioni ha contribuito anche l’annuncio della compagnia petrolifera della Libia della chiusura temporanea del principale giacimento del Paese, a El Sharara, vicenda che compromette forniture per quasi 300 mila barili al giorno.

E nel frattempo i produttori mostrano di rispettare le regole di limitazione dell’offerta che si sono appena ripromessi di mantenere fino al 2020 in sede di Opec allargata ai maggiori esportatori non allineati. L’offerta dell’Arabia Saudita, primo produttore globale è ai minimi da quasi 1 anno e mezzo.