Roma, 24 lug – È con il primo appuntamento di domenica 4 agosto a Bomba che partirà il giro di presentazioni del recente libro pubblicato dall’editore Ombre corte di Verona dal titolo “L’ozio coatto. Storia sociale del campo di concentramento fascista di Casoli (1940-1944)” del giovane storico Giuseppe Lorentini, responsabile e curatore del centro di documentazione on line campocasoli.org.
Si tratta di un’importante occasione per approfondire la storia nelle comunità del territorio abruzzese e delle vicende occorse durante il fascismo. In particolare si potrà riflettere sull’internamento civile fascista nella nostra regione che è stata scenario del maggior numero di campi di concentramento fascisti e di località cosiddette di “internamento libero” istituiti dal regime fascista durante Seconda guerra mondiale dal 1940 al 1943.
Infatti, non tutti sanno che, in Abruzzo, oltre ai 16 campi – tra i quali ricordiamo nella provincia di Chieti quelli di Casoli, Lanciano, Lama dei Peligni, Chieti, Vasto e Tollo – erano presenti oltre 20 località di internamento libero nella sola provincia chietina per un totale di 59 in tutto l’Abruzzo. I comuni di Archi, Atessa, Bomba, Bucchianico, Casalbordino, Castelfrentano, Castiglione Messer Marino, Fara Filiorum Petri, Gissi, Guardiagrele, Orsogna, Ortona, Paglieta, Palena, Rapino, San Vito Chietino, Scerni, Torricella Peligna, Villa Santa Maria furono scelti come località di internamento nel corso degli anni 1940-43 per internati civili “ebrei stranieri”, internati politici “ex jugoslavi” e antifascisti.
Sono comuni che raccontano storie rimosse dalla memoria collettiva e rimaste nell’oblio che parlano di donne e uomini travolti dagli avvenimenti: oggi, queste storie meritano di essere riportate alla luce e studiate per meglio comprendere il sistema di repressione del regime fascista a livello locale. A Bomba fu internata la giovane ebrea Ivana Haler che scrisse un diario del suo internamento, ora conservato presso il Centro di documentazione ebraica di Milano. Proprio partendo dallo studio appena pubblicato del campo di Casoli si potranno ripercorrere le fasi dell’istituzione del sistema concentrazionario fascista e aprire un dibattito pubblico in quelle comunità che allora ne furono teatro.
Sono cinque le tappe già programmate nel corso del mese di agosto con i relatori Manuele Gianfrancesco, Francesco Di Cintio, Mario Setta, Cecilia Di Paolo e Daniela Spadaro che ne discuteranno insieme all’autore il 4 a Bomba, il 5 a Gessopalena, il 6 a Roccascalegna, il 7 a Sant’Eusanio del Sangro e il 12 a Torricella Peligna. Proprio a Torricella, tra gli internati ebrei scopriamo che tre di loro risultano essersi allontanati dopo l’8 settembre 1943 e che due di questi si arruolarono poi nel 2° corpo d’Armata polacca del generale Anders, nel cui organico da giugno 1944 entrò a far parte la Brigata Maiella.
Uno dei due polacchi, Jan Eibenshutz, ha rilasciato nel 1998 un’intervista alla USC Shoah Foundation The Institute for Visual History and Education in cui racconta tutte le sue traversie dal 1939 al 1945. Tra le tante peripezie e le ingiustizie subite, il suo racconto si sofferma sul suo internamento a Torricella Peligna dove è rimasto per due lunghi anni. Gli abitanti locali aiutarono Eibenshutz e due suoi amici a nascondersi e a raggiungere infine il Sangro dove si trovavano le forze alleate. Egli trovò rifugio nella stessa masseria che accolse la scrittrice Alba De Cespedes. Saranno serate all’insegna della microstoria per affrontare la complessità di quel periodo e per ricordare che la nostra regione è stata terra di internamento e deportazione, di resistenza partigiana e resistenza umanitaria.