Roma, 24 lug – Segnali di debolezza anche dagli aggregati monetari nell’area euro, oltre che dai dati generali sull’inflazione. A giugno la crescita dell’indice generale M3, che misura il valore di tutte le valute e delle attività liquide detenute da uno stato, si è smorzata al 4,5 per cento, dal 4,8 per cento di maggio. Secondo il rapporto mensile curato dalla Banca centrale europea, invece, la crescita dei prestiti alle famiglie è rimasta invariata al 3,3 per cento su base annua, al netto delle operazioni di cessione e cartolarizzazioni di crediti effettuate da banche e istituti erogatori.
Sempre secondo la Bce, la dinamica di prestiti bancari alle imprese non finanziarie è rimasta a sua volta stabile, con un più 3,8 per cento di crescita annua a giugno.
Nei primi 10 anni di vita della Bce gli aggregati monetari erano seguiti con grade attenzione, in quanto ritenuti una voce che tendeva ad anticipare le dinamiche dell’inflazione generale. (più moneta e credito in circolazione tendono a favorire i rialzi dei prezzi, e viceversa).
Queste dinamiche tuttavia sembrano essersi modificate con l’avvento della crisi globale del 2007-2009 e successivamente i dati su M3 sono stati guardati con meno enfasi. Tuttavia in questa fase in cui l’inflazione generale stenta a risalire ai valori auspicati dalla Bce – i trattati assegnano all’istituzione il compito di garantire la stabilità dei prezzi, che in termini pratici questa quantifica in un caro vita vicino al 2 per cento – la debolezza di M3 potrebbe rappresentare un ulteriore elemento che farà propendere verso una policy più espansiva o il varo di nuovi stimoli.