Roma, 2 ago – A giugno l’Istat stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisca dello 0,2% rispetto a maggio. Nella media del secondo trimestre il livello destagionalizzato della produzione diminuisce dello 0,7% rispetto al trimestre precedente.
L’indice destagionalizzato mensile mostra un aumento congiunturale solo per l’energia (+2,4%); diminuzioni si registrano, invece, per i beni di consumo (-0,7%), i beni intermedi (-0,6%) e, in misura più lieve, per i beni strumentali (-0,1%).
Corretto per gli effetti di calendario, a giugno 2019 l’indice complessivo è diminuito in termini tendenziali dell’1,2% (i giorni lavorativi sono stati 20, contro i 21 di giugno 2018).
Gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano a giugno 2019 un’accentuata crescita tendenziale esclusivamente per l’energia (+3,4%); al contrario, diminuzioni contraddistinguono i beni intermedi (-2,8%) e, in misura più contenuta, i beni strumentali (-1,7%) e i beni di consumo (-0,1%).
I settori di attività economica che registrano la maggiore crescita tendenziale sono la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+6,0%), la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+5,3%) e le altre industrie (+4,6%). Le flessioni più ampie si registrano nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-7,6%), nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-7,1%) e nelle attività estrattive (-5,6%).
“La contenuta flessione congiunturale registrata per il mese di giugno segue il più ampio incremento di maggio – commenta l’Istat -. Nel secondo trimestre dell’anno si rileva una flessione congiunturale (-0,7%) di entità solo di poco inferiore alla crescita del primo trimestre (+1,0%)”.
“L’ampliarsi della dinamica negativa in termini tendenziali passando dal primo (-0,6%) al secondo trimestre (-1,1%) determina nei primi sei mesi dell’anno, e al netto degli effetti di calendario, una contrazione della produzione industriale (-0,8%), che è più marcata per il solo comparto manifatturiero (-1,2%) – conclude -. La flessione nella manifattura è diffusa a livello settoriale”.