Roma, 5 ago – Cambiano i codici del pronto soccorso e saranno distinti da cinque numeri e altrettanti colori: rosso, arancione, azzurro, verde e bianco. Il tempo di permanenza per un paziente destinato al ricovero non deve superare le 8 ore dal momento della presa in carico. E’ quanto prevede l’accordo fra Stato e Regioni, nei termini annunciati dal presidente Stefano Bonaccini al termine della Conferenza delle Regioni. Una rivoluzione mirata a ridurre i ricoveri inappropriati, i tempi d’attesa e ad aumentare la sicurezza delle dimissioni. Ecco i principali contenuti.
Nel modello proposto si adotta un sistema di codifica a 5 codici numerici di priorità. Le Regioni possono associare al codice numerico anche il codice colore. Al numero 1 corrisponde il colore rosso, un’emergenza che necessità di accesso immediato; al numero 2 corrisponde il colore arancione, un’urgenza quindi accesso entro 15 minuti; al 3 il colore azzurro, quindi urgenza differibile con accesso entro 60′; al 4 il colore verde, urgenza minore con accesso entro 120′; al 5 corrisponde il bianco, non urgente quindi accesso entro 240′. L’implementazione della nuova codifica dovrà avvenire progressivamente, entro 18 mesi dalla pubblicazione del documento. Nel caso dei ‘codici colore’, la scelta dei colori ‘arancione’ e ‘azzurro’ ha lo scopo di evitare la confusione con altri (rosa, argento) non indicativi di una priorità d’accesso, ma di un percorso dedicato. Inoltre, per quanto riguarda il numero di livelli, ci si allinea alla maggior parte degli altri Paesi a livello internazionale.
Nella gestione complessiva del cittadino-utente-paziente, l’organizzazione degli spazi del pronto soccorso “prevede un’area dedicata alla presa in carico della persona, in quanto entità sociale con una famiglia e un ambiente di riferimento. Con questo si intende considerare, nell’ambito delle attività assistenziali, non solo le valutazioni clinico assistenziali proprie della condizione che porta il paziente al pronto soccorso, ma anche la presa in carico della persona stessa nella sua interezza, considerando quindi la sua ‘umanità’. Questa attenzione, che oggi chiamiamo ‘umanizzazione delle cure’, in effetti è un aspetto del piano assistenziale”. Secondo il documento “i cambiamenti intervenuti in ambito sanitario negli ultimi anni hanno portato alla ridefinizione del ruolo della medicina d’emergenza-urgenza e alla rivalutazione delle strutture di pronto soccorso, intese non più come luogo di ‘transito’, ma come luogo di diagnosi e cura”. In virtù di questo contesto si è resa “necessaria un’articolazione organizzativa per poter dimettere dal pronto soccorso un paziente con una patologia acuta risolvibile in tempi brevi, senza ricorrere al ricovero ospedaliero”. L’Obi (Osservazione breve intensiva) risponde a questa esigenza attraverso tre funzioni “osservazione clinica, terapia a breve termine e possibilità di approfondimento diagnostico”.
Secondo gli esperti del ministero della Salute “le conseguenze attese sono rappresentate dal miglioramento dell’appropriatezza dei ricoveri e da una maggiore sicurezza nelle dimissioni dal pronto soccorso”. Nelle conclusioni il documento rimarca che il “triage è l’inizio del percorso in pronto soccorso e ha due obiettivi: individuare le priorità di accesso alle cure; indirizzare il paziente all’approccio percorso diagnostico-terapeutico”. Inoltre si ribadisce che “il triage in pronto soccorso è una funzione infermieristica, svolta da personale con appropriate competenze e attuata sulla base di linee guida e protocolli in continuo aggiornamento”.