Roma, 9 ago – L’idea è quella di camminare a piedi scalzi su un pavimento di mattonelle di terracotta immaginando di trovarsi in un giardino di limoni in Sicilia. Una volta caduti i limoni hanno lasciato la loro impronta. Da ogni impronta nasce un pensiero. È l’opera di Renato Leotta “Notte di San Lorenzo” (2018), presentata a Manifesta 12 a Palermo e ora in mostra al Martin Gropius Bau a Berlino all’interno dell’esposizione “Garten der irdischen Freuden” o (Giardini del piacere terreno).
La mostra, in corso fino al 1 dicembre, è un percorso tra spazi di ispirazione e riflessione, in cui gli artisti interpretano il tema del giardino come metafora per lo stato della nostra Terra e in forma poetica per esplorare la complessità di un mondo sempre più precario.
Così una gigantesca composizione di piante e apparecchi tecnologici è l’opera dell’americano che produce arte concettuale post-nera Rashid Johnson (Antoines Organ, 2016). Poi c’è anche il pannello centrale del “Giardino delle delizie” secondo la scuola di Hieronymus Bosch, di un collezionista privato. E ancora il visitatore entra in ciabatte in una stanza con tulipani a pois giganteschi, è l’opera di Yayoi Kusama “With all my love for the tulips, I Pray forever” (2003).
Tra le varie installazioni spicca “Lawn I” (Prato I), un prato fatto di cocci di bottiglie di Coca cola dell’artista sudafricana Lungiswa Gqunta, secondo la quale per i neri giardini e prati sono stati nella storia segno di un lusso inaccessibile. E poi le immagini sensuali dell’installazione dell’artista svizzera Pipilotti Rist “Homo Sapiens Sapiens” o il giardino botanico con piante portate dall’Australia all’Europa dall’artista australiana Libby Harward, con una riflessione sulla colonizzazione della sua terra.