Roma, 12 ago – L’inflazione rimarrà contenuta anche nel 2019. Il calo delle quotazioni delle materie prime, petrolio in testa, unita all’assenza di tensioni sui costi interni prospettano una discesa dell’inflazione sotto all’1% nel 2019. Qualche aumento solo per le utenze dell’energia elettrica e del gas naturale e per alcune tariffe pubbliche, come il trasporto ferroviario e gli asili nido. E’ questo il messaggio che emerge dal monitoraggio periodico dei prezzi operato da Unioncamere e Borsa Merci Telematica Italiana.
La frenata dell’economia globale iniziata nella seconda metà del 2018 si è protratta nel corso della prima parte del 2019: gli indicatori congiunturali più recenti non evidenziano segnali di miglioramento. La debolezza della domanda globale, spiega il rapporto, si ripercuote sui prezzi delle materie prime. Nei primi cinque mesi del 2019 le quotazioni del petrolio avevano registrato una fase di recupero, a causa principalmente dall’incertezza scaturita da tensioni geo-politiche (Venezuela, Libia e, soprattutto, Iran), ma hanno esibito una decisa correzione più di recente per i timori di rallentamento dell’economia mondiale.
In questa prima metà dell’anno, prosegue il rapporto, le altre materie prime più legate al ciclo, come i metalli, hanno evidenziato una contrazione (-13% in dollari in media nei primi 5 mesi del 2019 rispetto allo stesso periodo del 2018). Anche le commodity alimentari hanno quotazioni cedenti (-2% per l’indice FAO nei primi 5 mesi), nonostante qualche recupero riconducibile all’epidemia di febbre suina in Cina e alla ridotta produzione di latte in Australia e Nuova Zelanda. Disoccupazione ancora elevata, bassi profitti e salari stagnanti mantengono l’inflazione italiana su ritmi di crescita inferiori a quelli dei maggiori Paesi dell’area euro: negli ultimi dati di maggio l’eurozona ha un’inflazione dell’1,2%, quattro decimi superiore alla media italiana. L’inflazione media per l’anno 2019 è attesa scendere allo 0,8% (dall’1,2% del 2018).
L’inflazione al consumo complessiva rimane inferiore all’1% (0,4% negli ultimi dati Istat per il mese di luglio). Aumenti superiori alla media dei prezzi al consumo si osservano tra le tariffe pubbliche (+1,4% a maggio rispetto all’anno precedente) e negli energetici (+4,4%). Nel dettaglio le tariffe a controllo locale sono aumentate del 2% nello stesso periodo, mentre le tariffe a controllo nazionale mettono a segno un aumento dell’1%. Le maggiori sollecitazioni sui prezzi originano in questa fase dai beni e dai servizi energetici (forniture dell’energia elettrica e del gas, carburanti e combustibili). Nell’ambito dei servizi privati, ritmi di crescita più sostenuti della media dei prezzi si osservano per i servizi di trasporto (+1,7%) e per gli alberghi e pubblici esercizi che si mantengono sul punto percentuale di crescita. Gli alimentari mostrano andamenti più contenuti (+0,4% tendenziale), spinti soprattutto dal fresco ortofrutticolo (+1,1%).