Roma, 20 ago – “Garantire la sicurezza dei dati sensibili in sanità, per ridurre i data breach che ogni anno costano all’Italia 3,5 milioni di dollari (3,16 milioni di euro) e la perdita o il furto di oltre 24.500 documenti sanitari. E’ principalmente una questione culturale e di consapevolezza anche se, ovviamente, servono strumenti tecnici e normativi adeguati e maggiori controlli. Nel nostro Paese negli ultimi anni si sono fatti molti passi in avanti ma molto c’è ancora da fare perché in troppi, sia nel sistema sanitario sia fra gli utenti, sottovalutano il problema”.

Lo hanno sostenuto i relatori intervenuti al terzo incontro della nona edizione di Economia sotto l’Ombrellone svoltasi ieri – lunedì 19 agosto – al Beach Aurora di Lignano Pineta sul tema “Dati sensibili in sanità e sicurezza informatica”. Moderati dal giornalista Carlo Tomaso Parmegiani, ne hanno dibattuto Michele Bavail data protection officer dell’Irccs “Burlo Garofolo di Trieste, Manuel Cacitti amministratore delegato di Karmasec nonché uno dei principali esperti italiani di sicurezza informatica e Riccardo Furlanetto socio e responsabile commerciale di Zulu Medical, azienda trevigiana che ha realizzato un sistema mobile wireless per la raccolta e gestione dei dati in emergenza. La soluzione è già utilizzata da oltre due anni con successo dal 118 dell’azienda sanitaria universitaria integrata di Udine e ora altre aziende del settore la stanno progressivamente adottando.

“Quello che si può fare nelle aziende sanitarie per contrastare la perdita e il furto di dati sensibili – ha precisato Bava – è sicuramente alzare il livello di consapevolezza. Ci sono poi aspetti normativi che possono aiutarci a seguire un percorso utile a proteggere le informazioni che riguardano le persone. Va anche detto che il ramo della sicurezza informatica è uno di quelli in cui le aziende fornitrici stanno investendo di più. Abbiamo quindi a disposizione soluzioni tecnologiche sempre migliori per cercare di arginare il problema degli attacchi ai sistemi informatici sanitari che purtroppo sta dilagando, non solo in Italia ma in tutto il mondo”.

“L’aspetto principale – ha sostenuto Cacitti – è rendersi consapevoli che oggi il dato assume un’importanza fondamentale, al punto che qualcuno parla del dato come quinto elemento dopo acqua, aria, terra e fuoco. I dati, infatti, permettono di descrivere chi siamo e al contempo possono essere “monetizzati”, tant’è che l’economia digitale si basa principalmente sulla capacità di generare valore dai dati, compresi quelli sanitari e sensibili di ciascuno di noi. Può non piacere ma è fondamentale esserne consapevoli. Va detto comunque che in tutto il settore sanitario ci sono diverse figure professionali che lavorano costantemente per garantire al meglio la sicurezza dei dati sensibili”.

Riccardo Furlanetto, dal canto suo, ha sottolineato come lo sforzo principale da fare per migliorare la sicurezza dei dati in generale, e di quelli sanitari in particolare, sia soprattutto culturale: “Qualsiasi gestore di dati sensibili, dal privato al pubblico, deve crearsi una cultura di attenzione alla sicurezza dei dati. Fino a pochi anni fa, infatti, la sicurezza dei dati digitali sensibili era un tema che non veniva considerato. Oggi invece viviamo di dati: pensiamo solo alla facilità con cui scarichiamo App o entriamo nei siti lasciando in nostri dati in rete, spesso in modo molto “leggero”. Dal punto di vista di un’azienda come la nostra – ha aggiunto – dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti giuridici e di controllo esistenti certificandoci secondo gli standard più elevati disponibili e dobbiamo aggiornarci giorno dopo giorno sulle minacce possibili per rendere i device che produciamo sempre più sicuri”.

Prendendo spunto dal fatto che i data breach che colpiscono la sanità derivano per oltre il 50% non da attacchi informatici esterni ma da perdite di dati generati da errori umani, i tre relatori intervenuti a “Economia sotto l’ombrellone” hanno sostenuto che sicuramente c’è bisogno di una maggior formazione informatica del personale sanitario, soprattutto di quello meno giovane e, cosa forse ancor più importante, che gli strumenti informatici messi a disposizione di medici e infermieri siano semplici da usare.