Roma, 30 ago – La valuta cinese è scesa del 3,7 per cento contro il dollaro ad agosto, registrando il più grande calo mensile in più di un quarto di secolo, quando Pechino si è affrettata per una prolungata guerra commerciale con gli Stati Uniti. Pechino aveva permesso alla sua valuta, che controlla attraverso una fluttuazione gestita, di scendere a 7,494 renminbi miliardi per dollaro stamane, con gli analisti che si aspettano un’ulteriore debolezza nei mesi a venire mentre i politici cercano di rendere le esportazioni cinesi più competitive e di compensare in parte i nuovi dazi Usa.
“La Cina sta davvero prendendo una prospettiva a lungo termine”, ha dichiarato Yi Xiong, economista della Deutsche Bank, secondo quanto riporta il Financial Times. “Non pensano che la guerra commerciale sia qualcosa che può effettivamente essere risolto a breve termine.”
La caduta della valuta potrebbe attirare l’ira di Washington, che questo mese ha ufficialmente etichettato la Cina come un manipolatore di valuta. Ma aiuterà anche a mitigare l’impatto dei dazi statunitensi, che si sono estesi fino a coprire praticamente tutti i beni importati dalla Cina.
Gli economisti di Capital Economics hanno stimato questo mese che una caduta del 10% rispetto al dollaro per il renminbi darebbe impulso alla crescita economica dello 0,2%, contribuendo a compensare un impatto cumulativo dello 0,8% dalle tariffe statunitensi esistenti e pianificate.
Pechino dunque questo mese ha permesso alla valuta di superare la soglia di 7 renminbi contro un dollaro per la prima volta dopo la crisi finanziaria globale, dopo che il presidente americano Donald Trump ha annunciato un dazio del 10% sui 300 miliardi di dollari di importazioni dalla Cina che non erano colpiti da dazi.
Trump ha continuato a intensificare la guerra commerciale, venerdì scorso promettendo di aumentare tale dazio dal 10% al 15%, nonché di aumentare i dazi esistenti su un altro controvalore di 250 miliardi di importazioni cinesi passando dal 25% al 30%.
Nonostante l’escalation della guerra commerciale, pochi analisti prevedono una caduta immediata più marcata per il tasso di cambio del renminbi onshore, che ha una banda di oscillazione del 2% su entrambi i lati di un tasso di cambio medio giornaliero fissato dalla Banca popolare cinese.
Gli analisti invece, si aspettano che la banca centrale permetta ai mercati di indebolire costantemente il tasso di cambio, occasionalmente intervenendo con una correzione del tasso medio al rialzo quando le scommesse contro la valuta minacciano di innescare preoccupazioni con possibile panico finanziario o fughe di capitali.
Il renminbi offshore, che non è limitato da una fascia di oscillazione, è sceso del 3,4 per cento rispetto al dollaro questo mese a 7,17 per dollaro. Il calo mensile per il tasso onshore è il più grande da quando la Cina ha unificato i suoi tassi di cambio ufficiali e non ufficiali, o di mercato, nel 1994. Nel 2005 la Cina ha abbandonato il cambio fisso e nel 2005 ha adottato un regime di cambi fluttuanti gestiti.