Roma, 3 set – Nel 2014 un italiano su due dichiarava di gettare cibo quasi ogni giorno. Nel 2018 solo l’1% degli italiani ha dichiarato di cestinare il cibo pressoché quotidianamente. L’impegno per la prevenzione dello spreco alimentare, che dal 2010 porta avanti la campagna Spreco Zero di Last Minute Market, ha iniziato a dare i suoi frutti. Eppure molto resta ancora da fare, ad ogni livello: nelle nostre case, nelle scuole, nella distribuzione. Pesa 700,7 grammi lo spreco di cibo pro capite settimanale in Italia, per un valore di 3,76 euro settimanali, e di 196 euro annuali secondo i test scientifici dei “Diari di famiglia” del progetto Reduce-Ministero Ambiente/Università di Bologna Distal.
Lo spreco di cibo a livello domestico in Italia vale quasi 12 miliardi di euro (secondo il test Diari di Famiglia), ai quali va sommato lo spreco alimentare di filiera (produzione – distribuzione), stimato in oltre 3 miliardi, ovvero il 21,1% del totale, Lo spreco complessivo di cibo vale quindi oltre 15 miliardi, per l’esattezza 15.034.347.348.
Quanto gettiamo nelle nostre case rappresenta quindi i 4/5 dello spreco alimentare complessivo in Italia: parliamo dello 0,88% del PIL (valori a prezzi correnti fonte Istat). Anche la distribuzione, pur adottando da tempo comportamenti virtuosi e pratiche di recupero del cibo a ridosso di scadenza, ha i suoi “buchi neri”: la stima nazionale è di 220.000 tonnellate di cibo sprecato ogni anno, 2,89 kg/pro-capite, ovvero 18,7 kg di cibo sprecati ogni anno per metro quadro di superficie di vendita, soprattutto frutta e verdura, pane e prodotti da forno, latticini.
E nelle scuole? L’indagine “Reduce” sulla refezione scolastica ha calcolato un avanzo medio di 90 grammi nel piatto di ogni studente, e di 27 grammi di cibo intatto, abbandonato nelle mense per ogni pasto. Ma è dalle scuole che deve partire la rigenerazione di una società sostenibile, secondo gli italiani: lo testimoniano i nuovi dati 2019 dell’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market /Swg, perchè 7 italiani su 10 (68%) danno un mandato proprio alla sensibilizzazione scolastica per promuovere l’attenzione e la prevenzione negli sprechi alimentari, in rapporto quindi alle nuove generazioni.