Roma, 9 set – Cresce il complesso della spesa in ricerca e sviluppo in Italia sia nel settore pubblico che in quello privato. Nel 2017 la spesa R&S dell’insieme dei settori istituzionali (imprese, istituzioni pubbliche, istituzioni private non profit e università) si è attestata a quasi 23,8 miliardi di euro, in aumento del 2,7% rispetto all’anno precedente e con un’incidenza in sul Pil dell’1,38% (+0,01 punti percentuali sul 2016).
Lo rileva l’Istat dettagliando che il settore privato (imprese e istituzioni non profit) spende per la R&S intra-muros 15,2 miliardi di euro, di cui la quasi totalità (14,8 miliardi) sostenuta dalle imprese. Le università spendono 5,6 miliardi di euro, le istituzioni pubbliche 2,9 miliardi. Per il 2018, i dati preliminari indicano un aumento della spesa complessiva per R&S a valori correnti delle imprese e delle istituzioni pubbliche e private non profit (non ancora disponibili i dati sulle università).
Nel dettaglio, la spesa cresce del 6,2% per le istituzioni private non profit , del 6,0% per le istituzioni pubbliche e del 2,8% per le imprese. Le previsioni fornite da imprese e istituzioni confermano per il 2019 un ulteriore aumento della spesa in R&S intra-muros sul 2018: istituzioni private non profit +5,7%, istituzioni pubbliche +2,7% e imprese +0,8%.
La principale fonte di finanziamento della spesa in R&S, secondo la rilevazione Istat, è il settore privato (imprese e istituzioni non profit) che contribuisce per il 55,2% (13,1 miliardi di euro). Le imprese trainano la spesa in R&S intra-muros con un aumento del 5,3% che compensa la flessione registrata dalle istituzioni private non profit. Cresce anche la spesa delle istituzioni pubbliche, resta stabile quella dell’Università.
La spesa in R&S si concentra poi nelle regioni del Centro-nord. Nel 2017, la classifica delle regioni che spendono di più in ricerca e sviluppo resta stabile rispetto all’anno precedente. Il 68,1% della spesa totale (68,0% nel 2016), pari a 16,2 miliardi di euro, è concentrato in cinque regioni: Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna, Piemonte e Veneto. Con riferimento al settore delle imprese, tale quota supera il 75% (76,1% nel 2016).
Nel 2017 la ricerca applicata si conferma la principale voce di investimento (10 miliardi di euro, pari al 42,1% della spesa complessiva). Seguono le attività di sviluppo sperimentale con una spesa pari a 8,5 miliardi di euro (35,7% del totale) e, infine, la ricerca di base con circa 5,3 miliardi di euro (22,2%). Diversa la situazione nelle imprese, dove oltre la metà della spesa in R&S è composta dalla componente dello sviluppo sperimentale (7,7 miliardi, pari al 51,7% della spesa totale).
L’aumento della spesa si concentra interamente nelle attività di sviluppo sperimentale (+2,3 punti percentuali rispetto al 2016), a scapito della ricerca pura e di quella applicata per le quali si rileva una diminuzione, rispettivamente -1,0 e -1,2 punti percentuali. Lo stesso andamento è confermato dal settore delle imprese, dove si registra un analogo incremento delle attività di sviluppo sperimentale mentre si riducono le quote relative a ricerca di base e ricerca applicata. Nel settore delle istituzioni pubbliche si osserva, invece, un aumento del peso della spesa destinata allo sviluppo sperimentale e alla ricerca di base, rispettivamente +0,5 e +0,2 punti percentuali rispetto al precedente anno.