Roma, 13 set – Il comparto delle fonderie rappresenta la spina dorsale della manifattura italiana: oltre 1.000 imprese che danno lavoro a quasi 30.000 addetti e che realizzano prodotti ad alto valore aggiunto per settori quali l’automotive, la meccanica varia, le macchine agricole, la nautica, il trasporto aereo e ferroviario, la produzione di energia elettrica. Un’eccellenza da 2,3 milioni di tonnellate di produzione (seconda in Europa solo alla Germania) e quasi 7 miliardi di fatturato, che sta però soffrendo ormai da diversi mesi il rallentamento di tutti i principali settori committenti, al pari delle fonderie dei principali Paesi europei (in Germania nel secondo trimestre la produzione industriale è calata del 5,9% rispetto allo stesso periodo del 2018). E’ questa la fotografia scattata da Assofond, che riferisce di una produzione industriale ancora un calo nel secondo trimestre.
L’indice dell’attività industriale delle fonderie italiane, destagionalizzato e con base 100 la media trimestrale del 2018, scende a infatti 96 punti con un calo dell’1,5% sul primo trimestre. Il valore attuale è il punto più basso dal primo trimestre del 2017 e segna una perdita tendenziale, rispetto al secondo trimestre del 2018, pari al 5,6%. Questo, inoltre, risulta essere un trimestre già al ribasso, all’interno di un trend continuamente negativo, iniziato con il 2018, e che ha portato, già dal terzo trimestre dell’anno scorso, ad una riduzione dei livelli produttivi al di sotto di quota 100. Se si considera la variazione cumulata da inizio anno, lo scostamento fra il primo semestre 2019 e il corrispondente periodo del 2018, la flessione è pari al 5,1%.
L’indice della produzione della ghisa arretra del 5,2% sul primo trimestre e si attesta a 95,7 punti sulla media 2018; l’acciaio, in controtendenza, cresce del +27,6% recuperando i cali di produzione riscontrati nell’ultimo trimestre 2018 e nel primo 2019, riprendendo quota 100 a 106,3 punti. Il comparto delle fonderie di metalli non ferrosi, infine, registra un nuovo minimo assoluto, pari a 94,9 e perde un ulteriore 2,8% sul trimestre precedente.
L’indicatore della fiducia delle aziende che hanno risposto all’indagine Assofond riflette questo clima di protratta incertezza: rispetto al primo trimestre l’indice rimane fermo a 40 punti, non arrivando alla soglia che ne determinerebbe un riscontro positivo, quella dei 45 punti, e stazionando su valori inferiori a quelli della fine dell’anno scorso, quando la fiducia risultava già in calo a 41,7 lunghezze.
Solo il 10% dei rispondenti, fonderie di acciaio e poche realtà non ferrose, è ottimista sul quadro economico dei prossimi sei mesi; il 30% è, al contrario, pessimista, mentre la maggioranza (60%) propende per la stabilità. Nel secondo trimestre la percentuale di utilizzo della capacità produttiva scende al 74,3%, un valore che, nonostante tutto, è inferiore solamente al picco massimo degli ultimi quattro trimestri, pari al 75%. Anche in questo caso è il comparto dell’acciaio che sostiene la media generale, arrivando, nell’ultima rilevazione, al 78,2%, con un trend in forte crescita. Ben il 70% di chi ha risposto all’indagine si definisce soddisfatto dei livelli di utilizzo raggiunti, mentre il 17,5% lo ritiene scarso. Una percentuale non molto distante, il 12,5%, lo ritiene insufficiente.
La visibilità degli ordini è in calo e, ancor di più, corta: su questo dato i tre comparti sottostanti sono piuttosto concordi, ma pesa il trend discendente delle fonderie di ghisa, che si differenzia rispetto alla stabilità riscontrata sia da quelle di acciaio sia dai non ferrosi. Nel secondo trimestre 2019, la media complessiva scende a 2,2 mensilità, discostandosi dai valori precedenti, calcolati intorno alle 2,6 lunghezze.