Roma, 17 set – Con un balzo del 58% delle frodi a tavola, che colpiscono i prodotti simbolo della dieta mediterranea come l’olio, è necessario procedere al più presto alla riforma della legge sui reati in campo agroalimentare per sostenere gli ottimi risultati dell’attività delle forze dell’ordine con norme adeguate a colpire chi specula sulla salute dei cittadini. E’ quanto afferma la Coldiretti.

Le frodi rappresentano un grave danno per i consumatori ed i produttori che stanno avviando la raccolta delle olive con una produzione nazionale di extravergine stimata nel 2019 in aumento dell’80% per un quantitativo di oltre 315 milioni di chili, dopo il crollo storico registrato lo scorso anno. Le frodi non solo ingannano i cittadini ma fanno crollare i prezzi dei prodotti di qualità in una situazione già difficile dalla concorrenza sleale delle importazioni dall’estero ma anche dall’emergenza xylella che ha decimato gli ulivi salentini in Puglia dove si produce la metà dell’extravergine italiano.

Da difendere – continua la Coldiretti – ci sono oltre 400 mila aziende agricole nazionali impegnate a coltivare ulivi in Italia che può contare sul maggior numero di olio extravergine a denominazione in Europa (43 DOP e 4 IGP) con un patrimonio di 250 milioni di piante e 533 varietà di olive, il più vasto tesoro di biodiversità del mondo.

Secondo l’associazione vanno fatte anche rispettare le normative vigenti in una situazione in cui al ristorante è fuorilegge 1 contenitore di olio su 4 (22%) che non rispetta l’obbligo del tappo antirabbocco, entrato in vigore con la Legge 30 Ottobre 2014, n. 161 che prevede anche sanzioni e la confisca del prodotto. Gli oli di oliva vergini proposti in confezioni nei pubblici esercizi, fatti salvi gli usi di cucina e di preparazione dei pasti, devono essere presentati – sottolinea la Coldiretti – in contenitori etichettati conformemente alla normativa vigente, forniti di idoneo dispositivo di chiusura in modo che il contenuto non possa essere modificato senza che la confezione sia aperta o alterata e provvisti di un sistema di protezione che non ne permetta il riutilizzo dopo l’esaurimento del contenuto originale indicato nell’etichetta. Un comportamento che se non rispettato – conclude la Coldiretti – favorisce inganni ed abusi come nel caso smascherato dai carabinieri dei Nas.