Roma, 19 set – La rotta dei tassi “non è predefinita”. Una recessione è da escludere ma se l’economia Usa dovesse frenare, la Federal Reserve sarebbe pronta ad accelerare il passo con cui ha ripreso a tagliare il costo del denaro. Anche durante una crisi, però, la banca centrale Usa non arriverebbe a portare i tassi in territorio negativo. Se proprio, tornerà a comprare bond come fece durante la crisi del 2008. Sono questi i messaggi con cui Jerome Powell ha cercato di rassicurare ieri i mercati, anche sulle iniezioni di liquidità realizzate negli ultimi due giorni per ridare fiato al mercato monetario statunitense.
Il governatore della Fed si è presentato alla stampa dopo l’annuncio della riduzione dei tassi di 25 punti base all’1,75-2%. La mossa era ampiamente attesa. Non lo erano le indicazioni di una Fed divisa: sui 10 membri del suo braccio di politica monetaria che hanno potere di voto, uno avrebbe tagliato i tassi di 50 punti basi e due li avrebbero lasciati laddove erano stati portati il 31 luglio scorso, quando furono tagliati per la prima volta dal dicembre del 2008.
La reazione iniziale dei mercati è stata negativa. Di fronte a una Fed spaccata, gli investitori hanno temuto che quello odierno fosse l’ultimo taglio dei tassi del 2019. Poi l’azionario si è ripreso, con Powell che ha ribadito la flessibilità della Fed a seconda di come andrà l’economia.
Gli indici si sono risollevati nettamente dai minimi intraday anche grazie a un’altra dichiarazione di Powell: “La Fed potrebbe dovere riprendere la crescita del suo bilancio prima del previsto”. C’è chi ha visto questa frase come la prova che prima o poi arriverà un quarto round di allentamento monetario. Per altri il riferimento era al mercato “repo”, quello in cui le banche si finanziano overnight.
Mentre ha tranquillizzato sulle recenti tensioni nel mercato monetario Usa (“non hanno conseguenze sull’economia” e la Fed “è pronta a intervenire, se necessario”), Powell ha incassato un altro attacco del presidente americano Donald Trump, che lo ha accusato di “non avere fegato”, di avere “fallito” un’altra volta e di essere un “comunicatore terribile”. L’inquilino della Casa Bianca avrebbe voluto un taglio maggiore dei tassi.
Senza rispondere direttamente a colui che lo ha voluto al vertice della Fed, Powell ha difeso l’indipendenza dell’istituto centrale e il buon lavoro della banca centrale al servizio del popolo americano.