Roma, 11 ott – I numeri parlano chiaro: partecipare a un’esperienza Erasmus cambia la vita, con grandi risvolti in termini di occupabilità. L’Italia è tra i Paesi più virtuosi in Europa con 54 milioni di euro spesi quest’anno. Insieme con Francia e Germania l’Italia ha speso il 99,94% dei fondi destinati nell’ambito Vet (Vocational education and training: istruzione e formazione professionale). Tra il 2014 e il 2019 sono stati coinvolti 31mila partecipanti alle esperienze di mobilità transnazionale, offrendo a 25mila giovani l’opportunità di effettuare tirocini professionalizzanti in aziende europee e a 2.500 docenti coinvolti nell’apprendimento e insegnamento all’estero. L’Italia si conferma una delle destinazioni più apprezzate della mobilità transnazionale Erasmus+: la quarta più popolare dopo Regno Unito, Spagna e Germania.
Dal 2014, inizio del programma Erasmus+ Vet, ad oggi sono stati 3.510 i progetti presentati, 2.211 di mobilità individuale ai fini di apprendimento e 1.299 di partenariato strategico. La dotazione finanziaria per Erasmus+ destinata all’Italia per l’ambito Vet è stata di 54 milioni di euro nel 2019 cresciuta del 20% rispetto all’anno precedente per un totale di 168 progetti: 128 quelli di mobilità, 40 di partenariati strategici.
I progetti vedono un incremento significativo dei partecipanti con disabilità (+27,6% rispetto al 2018) e di chi ha minori opportunità economico-sociali (+260% sul 2018). Nel Sud e nelle Isole i progetti di mobilità transnazionale finanziati vedono un aumento del 53,8% rispetto al 2018. Il Nord Italia, pur registrando un incremento inferiore rispetto ad altre aree territoriali per iniziative approvate, detiene nel 2019 il più alto numero di progetti finanziati (69 contro i 53 del Centro e i 46 di Sud e Isole).
Da un’analisi effettuata dall’agenzia nazionale Erasmus+ Inapp su un campione di 2.795 studenti e 696 docenti e formatori sugli effetti della partecipazione alla mobilità, emerge che il 98,4% non ha dubbi nel consigliarne ad altri la partecipazione mentre il 77% dei giovani ritiene di aver ottenuto da questa esperienza notevoli benefici sia personali che professionali. Le aspettative maturate prima della partenza risultano ampiamente soddisfatte nel 91,6% dei casi, il 99,6% ha portato a termine il tirocinio.
Si evidenzia il significativo contributo di queste esperienze allo sviluppo e al miglioramento delle cosiddette soft skills, ossia delle capacità comunicative, relazionali, di adattamento a vivere e lavorare in ambienti multiculturali che risultano essere strategiche in un mondo sempre più globalizzato e interconnesso.