Roma, 17 ott – Battuta d’arresto per il commercio estero. Ad agosto 2019 l’export è stazionario rispetto al mese precedente, sintesi di un moderato andamento positivo per l’area extra Ue (+0,6%) e negativo per quella Ue (-0,4%). Le importazioni registrano una crescita congiunturale (+1,8%) da ascrivere all’incremento degli acquisti dall’area Ue. Lo ha reso noto l’Istat.

Ad agosto 2019 la flessione dell’export su base annua, pari a -3,4%, è dovuta al calo delle vendite registrato sia per l’area Ue (-5,2%) sia, in misura minore, per quella extra Ue (-1,4%). Analogamente le importazioni sono in diminuzione (-4,1%) sia dai mercati extra Ue (-6,2%) sia dall’area Ue (-2,4%). Tra i settori che contribuiscono alla flessione tendenziale dell’export si segnalano macchinari e apparecchi n.c.a. (-7,8%), autoveicoli (-24,0%) e apparecchi elettrici (-16,3%); mentre nello stesso mese contribuiscono positivamente gli articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+32,0%), i prodotti alimentari, bevande e tabacco (+3,7%) e gli articoli di abbigliamento, anche in pelle e pelliccia (+3,8%). Su base annua, i paesi che contribuiscono maggiormente alla diminuzione delle esportazioni sono Germania (-7,5%), Francia (-5,9%), Paesi OPEC (-10,7%) e Spagna (-9,0%), mentre si registra un aumento delle vendite verso Svizzera (+24,9%) e Giappone (+9,9%).

Nei primi otto mesi del 2019, l’aumento su base annua dell’export (+2,6%) è determinato principalmente dalle vendite di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+28,3%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+7,5%) e prodotti tessili e dell’abbigliamento, pelli e accessori (+7,0%). Nel mese di agosto 2019 si stima che l’indice dei prezzi all’importazione diminuisca dello 0,7% in termini congiunturali e del 2,5% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

“Ad agosto 2019 – è il commento dell’Istat – la dinamica congiunturale delle esportazioni risulta stazionaria dopo la contrazione registrata nel mese precedente. Il calo tendenziale dell’export è più sostenuto per i paesi dell’area Ue, in particolare la diminuzione è più ampia della media per i principali partner commerciali dell’Ue. Su base annua, la dinamica dell’indice dei prezzi all’importazione, per il secondo mese consecutivo, ha segno negativo: il calo è principalmente imputabile al raggruppamento dell’energia nella zona non-euro”.