Roma, 24 ott – Resta su valori di stagnazione l’attività economica dell’area euro, secondo i risultati di agosto delle indagini presso i responsabili degli approvvigionamenti. Il Purchasing managers index (Pmi) composito, relativo all’insieme di terziario e manifatturiero, si è attestato a 50,2 punti a ottobre, dai 50,1 di settembre.
In questa indagine, condotta da Ihs Markit, i 50 punti sono la soglia limite tra crescita e recessione. Sul terziario l’indice Pmi si è attestato a 51,8 punti, da 51,6 di settembre. Sul manifatturiero è rimasto a 45,7 punti. Secondo la società di ricerche l’indicatore rimane ai minimi dal 2013, che dovrebbero corrispondere a una crescita trimestrale del Pil dello 0,1 per cento. 2013, in cui ha avuto inizio l’attuale fase di ripresa.
“La contrazione manifatturiera è stata la peggiore dal 2012, e continua a contaminare il settore dei servizi”, ha commentato il capo economista di Markit, Chris Williamson. “Allo stesso tempo, visti i segnali di un eccesso della capacità produttiva e dell’incertezza futura, il mercato del lavoro ne sta risentendo poiché le aziende stanno razionalizzando i costi. L’ottimismo di ottobre è peggiorato ulteriormente toccando il valore più basso in oltre sei anni ed è stato comunemente collegato alle tensioni commerciali globali, alle preoccupazioni relative alla Brexit e a previsioni economiche sempre più cupe”.
“L’ennesimo peggioramento della crescita occupazionale aumenta il rischio che l’indebolimento degli scambi commerciali internazionali si allarghi ulteriormente al settore delle famiglie e possa a sua volta attenuare sempre più la crescita generale di fine anno – avverte Williamson -. Una crescita occupazionale più lenta, con prezzi quasi fermi e un crescente pessimismo per il futuro porranno una maggiore pressione su Christine Lagarde (la presidente entrante della Bce) nella ricerca di una nuova cura per la ricaduta al malessere dell’eurozona”.