Roma, 29 ott – Le tensioni commerciali e il protezionismo hanno avuto ricadute evidenti sugli investimenti esteri diretti: nella prima metà del 2019 sono calati del 20 per cento, secondo il rapporto semestrale dell’Ocse, a quota 572 miliardi di dollari.
E nella sola area Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, a cui aderiscono le maggiori economie avanzate, l’afflusso di investimenti esteri diretti è calato del 43 per cento, in particolare negli Usa, in Gran Bretagna, Belgio e Irlanda. Mentre gli investimenti in uscita dall’Ocse sono cresciuti del 2 per cento.
Il dato più impressionante è forse rappresentato dagli investimenti esteri diretti dalla Cina verso gli Usa: meno di 1,2 miliardi nel periodo in esame a fronte di un picco storico che nella seconda metà del 2016 aveva toccato 16 miliardi. Secondo l’Ocse, oltre a investire meno, le grandi società cinesi stanno anche dismettendo alcuni dei loro asset a stelle e strisce.
Gli investimenti esteri diretti verso i Paesi del G20 che non fanno parte dell’Ocse, sostanzialmente le grandi economie emergenti, sono invece cresciuti del 20 per cento, mentre i loro investimenti all’estero sono rimasti sostanzialmente stabili.