Milano, 29 ott – Per ogni euro investito dalle grandi imprese estere in Italia si determina nella nostra economia una crescita complessiva della produzione industriale di circa 2,8 euro, considerando effetti diretti, indiretti e indotti. L’incremento del valore aggiunto del settore privato è pari a 3,3 euro. In termini occupazionali la variazione è poco più alta: per ogni occupato in più nelle grandi multinazionali estere si generano nell’intero sistema economico quattro posti di lavoro aggiuntivi. Questi i dati contenuti nel primo di tre volumi dal titolo “Grandi Imprese Estere in Italia: Un valore strategico” realizzato dall’Advisory Board Investitori Esteri e dal Centro Studi Confindustria in collaborazione con l’Istat.

Le imprese estere, pur rappresentando soltanto lo 0,3% del totale delle aziende residenti in Italia, danno lavoro al 7,9% degli occupati del settore privato, contribuiscono al 15,1% del valore aggiunto, generano il 18,3% del fatturato, il 14,4% degli investimenti e finanziano ben il 25,5% della spesa privata in ricerca e sviluppo.

Malgrado abbia le potenzialità economiche per essere un paese molto attrattivo storicamente l’Italia ha attirato meno investimenti diretti esteri rispetto alle maggiori economie europee. La causa è da ricercarsi soprattutto in fattori esogeni all’impresa, come il sistema burocratico, la lentezza della giustizia, un sistema fiscale complesso e un quadro normativo instabile. Bisogna comunque dire che l’aumento degli Investimenti diretti esteri nel 2018 (+10,5%) ha portato la nostra economia dal 19esimo al 15esimo posto nella graduatoria dei principali paesi di destinazione degli IDE a livello globale. Tuttavia si tratta pur sempre di livelli molto contenuti: si è passati dai 21,7 miliardi di dollari nel 2017 ai 24,3 miliardi del 2018, con un trend che , al di là delle oscillazioni annuali, risulta sostanzialmente piatto dal 2013.

Le imprese a capitale estero, inoltre, hanno mostrato una resilienza significativa durante e dopo la crisi iniziata nel 2008: dopo un’iniziale riduzione del numero di occupati e di imprese, già a partire dal 2013 si è invertito il trend e nel 2016 sono stati superati i livelli pre-crisi. Secondo le stime contenute nella ricerca, nel 2017 le multinazionali estere hanno accresciuto il loro valore aggiunto del 4,9% e aumentato l’occupazione dell’1,9%, seguendo un andamento positivo, seppure a un ritmo meno intenso rispetto al 2016.