Roma, 8 nov – Ogni giorno chiudono 250 imprese e tre delocalizzano. In dieci anni si è detto addio a oltre 850mila aziende, un milione e 800mila sono le persone impiegate in attività all’estero. E’ quanto ha sottolineato Confimi Industria davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. E’ una fotografia a tinte fosche quella scattata dalla confederazione dell’industria manifatturiera, che avverte che molto del know-how custodito in azienda viene in questo modo perso.
Il cambiamento delle modalità del lavoro e delle professionalità richieste e la trasformazione tecnologica dei fattori produttivi rappresentano la sfida epocale che può definitivamente rilanciare o compromettere l’industria, spiega Confimi, e pur comprendendo le impellenti necessità di far quadrare i conti è ora di dotare il Paese di un politica industriale efficace ormai assente da decenni
Confimi chiede che nella legge di bilancio vengano inserite misure coraggiose per un vero sviluppo industriale. Fa notare che “assoluta esigenza” per il mondo produttivo è la riduzione delle tasse sul lavoro che deve essere rivolta anche alle imprese e non soltanto giustamente ai lavoratori. Uno dei fattori che rende meno competitive le imprese italiane, anche rispetto ai competitor europei, è il cuneo fiscale. Una disparità, osserva la confederazione, che provoca a catena una serie di effetti depressivi sull’economia.