Roma, 22 nov – Nuovi segnali di indebolimento dall’attività delle imprese nell’area euro, anche se con dinamiche che offrono alcuni possibili spiragli nel manifatturiero e in Germania. Ora a pesare è anche un indebolimento nei servizi e i risultati preliminari delle indagini presso i responsabili degli approvvigionamenti delle aziende, il Purchasing Managers Index segnano una ulteriore limatura a 50,3 punti, dai 50,6 di ottobre.
Quota 50 punti è la soglia di demarcazione tra crescita e recessione. E secondo la società di ricerche Ihs Markit, che conduce il sondaggio, si tratta del secondo valore più basso dal 2013, mentre i livelli degli ultimi tre mesi hanno di fatto indicato un quadro di stagnazione nell’Unione valutaria.
Il dato generale riflette alcune sfumature di differenziazione sulle dinamiche sottostanti. L’indice Pmi relativo alle imprese dell’area euro del terziario ha segnato un calo a 51,5 punti, dai 52,2 di ottobre, ai minimi da 10 mesi. L’indice relativo alla produzione nel manifatturiero, invece, che era già in zona recessiva è però risalito a 47,1 punti a novembre, dai 46,6 del mese precedente. Secondo Markit, la debole espansione della produzione riflette il calo dei nuovi ordini per beni e servizi.
Le prospettive sulla produzione futura sono rimaste nettamente inferiori ai valori registrati nei primi mesi dell’anno ed hanno rispecchiato le aumentate incertezze geopolitiche, includendo Brexit, le guerre commerciali e le tariffe del settore auto, ed in più le preoccupazioni generali concernenti il rallentamento della domanda. Il peggioramento del quadro relativo alle commesse ha nel frattempo contribuito a ridurre le assunzioni.
Secondo Chris Williamson, capo economista di Markit i dati dell’indice Pmi dovrebbero corrispondere a una crescita del pil che nel terzo trimestre sarebbe rallentata al più 0,1 per cento rispetto ai tre mesi precedenti, a fronte del più 0,2 per cento del secondo trimestre.
“A novembre si osservano inoltre gli ulteriori segnali di quanto la debolezza si stia riversando sul settore dei servizi, manifestandosi in particolare con la debole crescita occupazionale”, rileva. “Il forte aumento dei posti di lavoro di inizio anno ha fornito un supporto chiave alle aziende dei servizi che operano nel settore nazionale. Ma con l’attuale crescita occupazionale al tasso più lento da inizio 2015, non sorprende constatare che il settore dei servizi è in difficoltà”.
“Sono ben accolti i timidi segnali di ripresa nei paesi chiave come Francia e Germania, così come il rallentamento del declino manifatturiero. Purtroppo – conclude Williamson – emergono nuove preoccupazioni su come il resto della regione sia scivolata in contrazione per la prima volta dal 2013”.