Roma, 26 nov – Ordinare, provare, rendere: è questo il circolo vizioso che sta intrappolando l’economia e soffocando il Pianeta. La possibilità di poter restituire un vestito o un oggetto comprato online è, oggi, uno dei principali elementi che influenzano l’acquisto, tanto che secondo uno studio pubblicato su The Journal of Marketing, le aziende che offrono resi gratis aumentano le proprie vendite del 457%. Ed è così che, di conseguenza, il numero dei resi sta crescendo esponenzialmente, costringendo alcuni marchi a limitarne le richieste per evitare danni e perdite. Come evidenziato da un report di Appriss Retail, lo scorso anno negli Stati Uniti il loro valore è stato di 369 miliardi di dollari, pari al 10% delle vendite.
Una cifra, scrive l’agenzia di marketing Espresso communication, che è destinata ad aumentare: come riporta GreenBiz, l’anno prossimo negli USA il valore dei resi toccherà la cifra record di 550 miliardi di dollari, segnando un +75% rispetto al 2016. Ma in che modo i resi minacciano la salute del Pianeta? Innanzitutto, come rivela il New York Times, il trasporto si piazza al primo posto tra le principali fonti di gas serra nell’atmosfera, un primato recentemente raggiunto dopo aver superato le centrali di energia. A questo si somma la produzione record di imballaggi che genera grandi quantità di rifiuti che stanno mettendo in ginocchio le città.
Tra gli effetti collaterali dei resi infatti non va dimenticato il packaging, con l’enorme quantità di scatole di cartone e involucri di plastica che vengono generati nel processo di restituzione: secondo quanto calcolato dalla rivista statunitense Fast Company, ogni anno negli Stati Uniti vengono spediti 165 miliardi di pacchi, un numero consistente che si traduce nell’abbattimento di 1 miliardo di alberi. L’aumento degli imballaggi sta diventando un problema anche per le città, costrette a far fronte a quantità sempre maggiori di rifiuti, una situazione che ha già costretto l’amministrazione di San Francisco ad aumentare la tassa dei rifiuti. Inoltre, come segnala il rapporto di Forter Fraud Attack Index le frodi legate ai resi costano ai retailer più di 15,3 miliardi di euro l’anno. Una questione che riguarda soprattutto i rivenditori che offrono resi in negozio: grazie alle facili opzioni di ritiro, i truffatori prendono le informazioni personali degli acquirenti, ordinano i prodotti e se ne appropriano.