Roma, 27 nov – Sulle pensioni l’Italia dovrebbe “dare priorità all’aumento dell’effettiva età di ritiro”, e questo riflette “la necessità di limitare i sussidi ai pensionamenti anticipati e di attuare adeguatamente il collegamento dell’età di ritiro alla speranza di vita”. Lo afferma l’OCSE nel capitolo sulla Penisola del suo rapporto annuale sui sistemi previdenziali, “Pensions at a Glance 2019”.
Lo studio rileva che se nel 2018 l’età standard di pensionamento, a 67 anni, era di 3 anni sopra la media dell’area OCSE, successivamente con il meccanismo Quota 100 sono stati in parte rimossi alcuni elementi delle precedenti riforme, fino al 2021. Mentre quest’anno non è stato attuato l’impegno a aggiornare il collegamento dell’età di pensionamento con la speranza di vita.
Secondo l’ente parigino, la “sfida” attuale del Paese è quella di mantenere benefici adeguati con l’avanzare dell’età di pensionamento, limitando le pressioni contributive. Per garantire gli assegni futuri, invece, è necessario aumentare i tassi di occupazione, “specialmente tra in gruppi più vulnerabili”.
Inoltre, secondo l’OCSE “l’equità di trattamenti di tutte le forme di reddito richiederebbe una convergenza delle aliquote contributive tra tutte le tipologie lavorative”. Anche per consentire assegni più elevati ad alcune tipologie di lavoratori, come gli autonomi.
Secondo l’analisi, se in media nell’area OCSE il reddito degli ultra 65enni è del 13 più basso rispetto all’insieme della popolazione, in Italia invece è su livelli analoghi. Mentre l’incidenza della spesa pubblica in pensioni rispetto al PIL è la seconda più elevata in assoluto di tutta l’area, con un 16 per cento.